lunedì, gennaio 16, 2006

Verde



Tra me ed il verde ci dev'essere qualcosa...non so...

Ho appena ingollato ottimi galloni di succo alla mela verde e kiwi. E' buono. Se ne scivola giù vellutato e fresco, verde smeraldino, nella malebolgia ritorta dei miei visceri, pacifico, come dovesse andare in vacanza.

Io ed il verde dobbiamo essere legati in qualche modo.

Avevo cinque anni e una delle poche cose che sapevo su di me era che il verde era il mio colore preferito e che il cinque era il mio numero preferito, poichè era il numero dei miei anni. Tutto questo prima di realizzare che a sei anni non ne avevo più cinque e che quindi la mia preferenza per il cinque perdeva ogni significato.

Tra me ed il verde dev'esserci qualcosa.

La mia stanza è verde, ormai da almeno 12 anni. Da sulla parte in ombra della casa, quindi è un verde necessariamente scuro, o artificiale se è la lampadina a rischiararlo. Il verde è tranquillizzante. Io non sono affatto un tipo tranquillo. Dovrei passare più tempo nella mia stanza e meno davanti al monitor (che per la verde saggezza dei miei non fu messo nella mia stanza).

Io ed il verde abbiamo qualcosa a che spartire.

Erano verdi i miei succhi gastrici sul pavimento con mattonelle dai colori smorti nel retrobottega del negozio di fiori di Tonno. Erano le otto. Non mi restava altro da dare. D’altronde il mio alcolismo è sempre stato autodistruttivo di fondo, non certo per caso. Impenitente pedagogo di questo meato, ad ammannir consigli, guardando le stelle e desiderando la morte contingente, mai invocata prima.

Con il verde devo avere un debito.

Verde aromatico e volatile, fruttato, ai riflessi stroboscopici di un posto dove la mia teatrale e miserabile pretesa di superiorità non mi avrebbe mai portato, dove mi portò il mio imbranato e goffo desiderio d'umido. Lungo una discesa ruvida fino al tempo dove non c'erano parole, solo calore, solo liquidità, solo comunione in corpo e saliva. Incurante di fari come occhi e di occhi come fari, incurante della patetica cerca che quella sera non era mia. Tronfio e gongolante, tornando a casa, dispensar confidenze a gente appena conosciuta.

Il verde è la strada, ove mi condurrà il verde?

Prima lo smeraldo di due dita, mutato poi dal sacro rituale dissacrato dagli eccessivi costi sociali che portava con sé. Officiato graziosamente da una vestale che dell'empatia faceva strumento per passar indenne la prova della noia, di lunghe ore tra i tavoli. Per quanto apparissero inadeguate, comuni, buone per chiunque, le sue parole trasmettevano un bene semplice, un affetto di superficie e non individuale, ma non per questo meno sentito. Il desiderio suggellato dalla parva fiammella, la carezza e l'annacquato scendere di un verde che ora è tenue e frizzante, quasi spumoso.

Che sia verde il mio Karma?

7 commenti:

Anonimo ha detto...

molto interessante. anche se io a concetti così intimistici non ci arrivo.. buone riflessioni!
alessandra

Anonimo ha detto...

...non mi hai mai detto che condividi la mia passione per il verde...

Gert_dal_pozzo ha detto...

Per Alessandra: grazie di essere passata, magari mi esponi una critica più approfondita domani in uni.

Per Sara: più che una passione per il verde è che, come dicevo, sembra essere singolarmente legato a momenti significativi della mia vita. :)

Anonimo ha detto...

verde cangiante: a volte aspro verde mela, pungente kiwi, altre rilassante acquamarina, sensuale smeraldo, altre ancora prorompente cadmio, pensieroso muschio....

Anonimo ha detto...

....a volte fottutamente verde bastardo leghista di merda...
dehio

Anonimo ha detto...

...che si può sempre attenuare con un bel verde broccolo-volante...!

Anonimo ha detto...

te l'ho detto,questo post mi piace moltissimo...molto più della poesia,molto più del cane moribondo...mi piace la struttura,le sequenze,in ordine quasi cronologico,come ricordi che sono flashback,che si vedono senza troppi sforzi,o si sentono.Mi piace la frase che intervalla le sequenze,il modo migliore per separarle ma renderle cmq legate da qualcosa.

anche quello che mentre leggevo temevo ti avrei criticato...è scritto benissimo,come un ricordo e non come un'ossessione. fa meno male,o forse stai imparando a gestirlo come uno dei tanti (bellissimi) ricordi.

complimenti,continua così.un bacio.
manju