domenica, gennaio 15, 2006

Origine viscerale


Eppure sempre sfugge...


Dopo una rapida quanto aliena, estranea caduta agli inferi, dopo una risalita altrettanto repentina, con il gusto di un risveglio da un brutto sogno, un risveglio in cui pare ovvio cosa era onirico e cosa è reale, dopo tutto ciò si devono sbrogliare i fili.

E' necessario ordinare l'esperienza per trarne beneficio. E' necessario distillarne un essenza e berla prima che la sua volatilità la perda nell'aria. Con lo stomaco che gorgoglia, viscerale, mentre assorbe, assimila, è necessario prodursi in azione nuova, accortamente riorinentata perchè vivere non sia inutile.

Pacifica la dubbiosità sul fatto che vivere debba essere utile, ma alla fine si tratta di sentire, nulla più. E' una cosa come il discorso sull'ordine superiore immanente, sul fatto che esista o no, sul fatto che sia o meno possibile comprenderlo, almeno in parte, approssimarlo...è una questione di fede, non necessita, o meglio, non può avere spiegazione di sorta.

Sento che la vita deve avere un senso, intendiamoci, la mia vita, non è una cosa che a pensarci vedo come generale, non è un discorso sui massimi sistemi, è una cosa personale, è il motivo per cui mi incazzo quando mi rendo conto che imparo, per pigrizia mentale, molto meno di quanto potrei.

Infondo è materia di fede anche questo: chi mi assicura che c'è differenza tra potrei e posso, tra posso e faccio, tra potrei e faccio? La risposta è retoricamente "nessuno", si tratta nuovamente solo di sentire.

In ultima analisi, riducendo ai fattori primi, sembra di poter dire che sia il sentire, il sentire profondo e viscerale, sottratto alla vivisezione della logica, il motore ultimo dell’esistere, dell’agire…la razionalità viene sempre almeno un istante dopo, comunque.

Forse una realizzazione scontata, banale, inutile, forse no…il mondo è probabilistico daltronde...(lo penso o lo sento?).

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