lunedì, giugno 29, 2009

Il ritorno...



Sono un miscuglio inconciliabile di opposti.

Per ogni dualità c'è un estremo dominante. Nel tempo la dominanza cambia, a volte. A volte no. Comunque ci sono sempre entrambi, gli estremi. Nessuna ricomposizione, nessuna unità.

Se la dominanza di uno è tale da eclissare totalmente il secondo, tanto che sia impossibile riconoscerne la presenza, l'altro non si annulla. Si sotterra, si incista, diventa lentamente una presenza oscura e pulsante. Incarnito e violento, chiede soddisfazione contro ogni ragionevolezza, contro ogni tentativo di dare un ordine stabile all'identità.

Una ciste. Un ernia. E se non è ben chiara la posizione, la natura di ciò che origina il fastidio, il dolore, ora intenso, ora leggero, ora acuto, ora continuo, è ben presente il fastidio, il dolore stesso.

Sento che potrei perdere la mia parte fantasiosa, la mia parte creativa, creativa per la creatività, non creativa nel rigido inquadramento lavorativo. Ho paura di non riuscire più a scrivere, a giocare di ruolo, ad inventare storie. Non posso diventare ancora più arido, diventerei ancora più tormentato e, visto che somatizzo tutto sempre più violentemente, non so se il mio corpo potrebbe sopportarlo.