lunedì, agosto 31, 2009

Mnemosine


L'identità è memoria.

La memoria non è verità, ma selezione e rielaborazione.

Non tutta la memoria è consapevole.

Tutta la memoria è identità.

Sono anche senza sapere di essere.

Sono ciò che decido di ricordare, ma sono anche ciò che ricordo senza sapere.

lunedì, luglio 13, 2009

La morte delle ideologie e l'agonia delle idee


Grillo si candida alle primarie del PD.

Grillo vorrebbe candidarsi alle primarie del PD.

Grillo dice che la sua candidatura alle primarie del PD non è uno scherzo.

Fassino ribatte che una simile affermazione non può essere presa sul serio.

Io leggo il tutto e penso: Grillo non mi fa grande simpatia, la sua crociata morale mi sembra sempre un pò posticcia.

Poi leggo quello che Grillo proporrebbe se fosse candidato: sono tutte cose che non posso fare a meno di trovare desiderabili, cose come la pulizia in parlamento, l'investimento in ricerca, ecc. ecc.

E' vero, non è niente di nuovo e sono ancora solo parole, Grillo continua a non sembrarmi troppo affidabile, ma tant'è che queste parole, sono si solo parole, ma comincio a non sentirle nè leggerle più, invece ora le vedo li, tutte insieme e per un attimo mi andrebbe pure di sperarci.

Torno al mio "allegro" e temporaneo lavoro mettendo il tutto in secondo piano, ma mi fa piacere averle riviste quelle parole, quelle idee, quei concetti, è stata una bella rimpatriata.

lunedì, giugno 29, 2009

Il ritorno...



Sono un miscuglio inconciliabile di opposti.

Per ogni dualità c'è un estremo dominante. Nel tempo la dominanza cambia, a volte. A volte no. Comunque ci sono sempre entrambi, gli estremi. Nessuna ricomposizione, nessuna unità.

Se la dominanza di uno è tale da eclissare totalmente il secondo, tanto che sia impossibile riconoscerne la presenza, l'altro non si annulla. Si sotterra, si incista, diventa lentamente una presenza oscura e pulsante. Incarnito e violento, chiede soddisfazione contro ogni ragionevolezza, contro ogni tentativo di dare un ordine stabile all'identità.

Una ciste. Un ernia. E se non è ben chiara la posizione, la natura di ciò che origina il fastidio, il dolore, ora intenso, ora leggero, ora acuto, ora continuo, è ben presente il fastidio, il dolore stesso.

Sento che potrei perdere la mia parte fantasiosa, la mia parte creativa, creativa per la creatività, non creativa nel rigido inquadramento lavorativo. Ho paura di non riuscire più a scrivere, a giocare di ruolo, ad inventare storie. Non posso diventare ancora più arido, diventerei ancora più tormentato e, visto che somatizzo tutto sempre più violentemente, non so se il mio corpo potrebbe sopportarlo.

lunedì, marzo 02, 2009

Guardie! Guardieeeeeeeee!


Siamo ben lontani dall'avere a che fare con la guardia cittadina raccontata da Sir Terry Pratchett nei suoi esilaranti romanzi. In quel caso si rideva della grossa, guardando alla realtà a me viene da ridere decisamente di meno.

Le ronde.

Le ronde sono il migliore esempio di populismo che io sappia immaginare.
In una situazione di crisi economica come quella che stiamo vivendo è fisiologico (e assai prevedibile) che la tensione sociale salga alle stelle.

Si aggiunga che per mesi e mesi si è battuto sul "problema della sicurezza", che questioni di ordine etico sono state affrontate in modo scomposto e con crescente integralismo (non come opposizione tra diverse visioni del mondo, riconoscendo gli interlocutori come tali, ma come contrapposizioni tra bene e male, tra giusto e sbagliato, soprattutto tra giusti e abbietti, tra umani ed inumani), che una parte, pur non maggioritaria, ma sicuramente consistente della popolazione è priva di rappresentanza politica (la sinistra, in italia, non esiste).

Di braci ce ne sono tante e basta un niente perchè si alzino le fiamme. In una situazione del genere si dovrebbe cercare la solidarietà, la coesione, ma è difficile, molto più facile è trovare capri espiatori, elargire a piene mani "panem et circenses", distrarre, sviare.

La strada più facile è però anche la più pericolosa, significa mettere tutti gli uni contro gli altri, accendere le passioni (e non necessariamente quelle migliori, anzi), uccidere la ragione e con essa, spesso, l'umanità (sembrerà strano, visto che l'umanità dovrebbe essere prima di tutto qualcosa che senti, un valore interiorizzato, ma per realizzare i valori ci vuol pure testa), significa soffiare sul fuoco e, se poi le fiamme si alzano, non ci si può certo sorprendere.

Gli esiti di una simile azione nell'immediato sono già evidenti, primo tra tutti il razzismo generalizzato, contro gli immigrati e poi contro i "diversi" di qualsiasi tipo, fino ad arrivare semplicemente all'altro tout court, verso un individualismo opprimente paradossalmente appaiato ad una collettiva e collettivistica atrofia neurale.

Sul lungo periodo gli effetti potrebbero essere una revisione del già visto e, considerando che non mi pare noi (italiani) si sia particolarmente vaccinati, non mi sembra sia tanto improbabile. Resto volutamente implicito, visto che esplicitando verrei subito disinnescato come "allarmista" o "esagerato".


Leggendo quanto riportato, tralasciando le considerazioni sul fatto che in un paese democratico, il mantenimento della sicurezza e dell'ordine pubblico compete alle, appunto, forze dell'ordine, credo venga spontaneo chiedersi: ma ci interessa la sicurezza o la distrazione dell'opinione pubblica? Risolvere i problemi o battere cassa elettoralmente parlando?

lunedì, febbraio 16, 2009

Amarezza sconclusionata


- Jovanotti - Questa è la mia casa -

Errore... il post precedente non era il 333°, ma il 334°, ma non credo che il signore dei dannati se ne avrà a male.

il testo di una canzone di cui ho messo il video a corredo di uno dei precedenti post recitava così:


"Se tutti sapessero cosa voglioni, non ci sarebbe niente, nient'altro"

O giù di li.


Io non lo so.


Dunque c'è tutto il resto insieme a quello che voglio. Il resto. Non che necessariamente il resto debba uccidere, far soffrire, danneggiare. No, il resto può essere anche solo superfluo, un pieno-vuoto che ti riempie il tempo, la vita. Solo che la vita non è infinita, a quanto ne so, non c'è un vuoto eterno da colmare limitandosi ad aspettare che frammenti di pieno si rendano noti di quando in quando, sperando che siano frammenti buoni.


Sembra dunque chiaro che uno quei buoni frammenti se li dovrebbe andare a cercare, costruirseli, insomma fare qualcosa, qualsiasi cosa per raggranellarne il più possibile. Chiaro, un pò meno chiaro è come fare a riconoscerli. Se ti capitano te ne accorgi, certo, ma tra questo e saperseli andare a cercare ce ne passa.


Oltre a questo c'è poi un'altra questione: il pieno-vuoto è una droga, se passi troppo tempo ad assumerla ne diventi ingordo, ti da l'impressione che il tempo da riempire sia praticamente infinito e, anche quando poi il tempo stringe, non vuoi accettarlo, ti barrichi dietro mura e mura di scuse, di autoinganni, di giustificazioni e lagnanze tali che o ti neghi la consapevolezza di quello che sta succedendo o ti convinci che non puoi farci proprio niente.


L'inabitudine al confronto è il peggiore additivo che si possa affiancare a questa droga: puoi restare ferito all'infinito, essere provocato all'inverosimile, ma ti negherai sempre una reazione. Troppo forte è la convinzione che vali qualcosa a priori, senza nemmeno che ci sia bisogno che tu faccia alcun che, tanto meno che tu lo provi in qualche modo: è un dato di fatto e se il mondo non se ne accorge è il mondo ad essere sbagliato, a non andare come deve.


Capita spesso di pensare a certe cose come superate, ma non sai mai cosa potrebbe farle tornare a galla.


Comunque, non c'è perfezione in nulla, nemmeno nel desiderio autodistruttivo ed il tempo cambia tutto, sempre...spero abbastanza.

Apoptosi




Trecentotrentatreesimo post, a metà dal tributo al principe della notte.

Mi lascia attonito realizzare come anche persone non particolarmente propense ad impegnarsi con continuità per il raggiungimento di un obiettivo, siano capaci di impegnarsi a fondo nel marciare verso l'autodistruzione, verso la tragedia, verso il disastro.

Non sto parlando del disastro ultimo, della Fine con la "F" maiuscola, ma questo non sminuisce minimamente la portata del mio stupore.

Il bisogno di preservarsi, di perpetrarsi non mi ha mai sorpreso granché. La propensione all'autodistruzione, invece, è ciò di cui non riesco a spiegarmi i motivi di fondo, pur avendone verificato l'esistenza e la frequenza più volte.

Probabilmente c'è una posizione di fondo indebitamente (ma non inspiegabilmente) asimmetrica: il motivo di fondo per cui ci si dovrebbe preoccupare di preservare la propria esistenza, al netto di ogni cultura e/o ideologia, non è più oscuro di quello per cui si dovrebbe desiderare il proprio annientamento, la propria fine, d’altronde cominciare ad esistere non è un gesto volontario, una scelta.

Non credo che la tendenza all'autodistruzione sia una cosa individuale più di quanto non lo sia il bisogno di continuare ad esistere. Probabilmente è qualcosa di simile all'apoptosi cellulare: le cellule muoiono per il bene dell'organismo. Anche se non si tratta di morte, ma di piccoli drammi personali, forse questo, in qualche modo, è funzionale all’insieme, al tutto, forse garantisce maggiore variabilità…

Non so, d'altronde forse tutto questo non ha un senso, o, comunque, non ha un senso comprensibile all’essere umano…fatto sta che succede, quotidianamente, e che mi sorprende.

domenica, febbraio 08, 2009

Decostruzione

- Nicolette - No Government -
L'ambiente ha effetto su ognuno di noi, fin dalla nascita. Per ambiente intendo, in particolar modo, l'ambiente sociale.
Il modo in cui l'ambiente sociale ci influenza è molto complesso e la sua influenza si esercita attraverso molti mezzi e si origina da più fonti.
Il senso comune, le frasi fatte, gli stereotipi, eccetera, li impariamo e li portiamo con noi in modo spesso inconsapevole, a prescindere dal fatto che li accettiamo e li facciamo nostri o li avversiamo e li combattiamo, o semplicemente ci lasciano indifferenti.
Il senso comune, la saggezza popolare sono "perfetti" nel senso che danno forma a tutto, o quasi tutto. Si possono trovare in essi affermazioni di principi in perfetta contraddizione tra loro, ad esempio: "chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova", ma anche: "chi non risica non rosica". Un invito alla prudenza ed un invito al rischio, entrambi integrati nel corpo della saggezza popolare.
Ovviamente la questione non è così semplice, a seconda del contesto a seconda del luogo, del tempo e delle influenze, comunque, questo macromodello di riferimento ha i suoi orientamenti, spinge prevalentemente in determinate direzioni piuttosto che in altre, non si tratta di un oggetto monolitico ed immune al cambiamento, sono sempre individuabili correnti dominanti e correnti alternative e, fortunatamente, in questa continua dialettica, c'è spazio per la costruzione individuale, per la scelta nell'aggregazione dei diversi valori esistenti e, a volte, per la generazione di valori nuovi.
Tutto questo pòpò di banalità l'ho scritto con il fine di manifestare il mio desiderio di fare, un pò alla volta, una sorta di collezione di tutti gli oggetti appartenenti alla categoria "senso comune" o "saggezza popolare" con cui in un modo o nell'altro sono venuto a contatto.
Non so se il mio desiderio avrà un seguito...ma fin che c'è...

mercoledì, febbraio 04, 2009

Profeta dell'apocalisse


"Creature del male!"

Così biascicava il vecchio barbone al nostro passaggio.

"Creature del male!"

le parole ci arrivavano distinte, con il tanfo ammorbante che interrompeva violentemente i nostri pensieri.

Mi sono sorpreso nel trovarmi esaltato. Forse il vecchio ghignante annunciava l'apocalisse?

Perchè la fine di tutte le cose dovrebbe essere esaltante?

Forse perchè è netta, è certa, sicura è abnorme, non è tediosa, non può lasciarti indifferente, non l'hai mai vista prima e non la vedrai mai più dopo, e lo sai.

Uno squarcio colorato in una giornata piuttosto grigia.

"Creature del male!"

"Certo che io, a uno che mi dice così, i soldi non glie li darei"

"Io invece si, proprio perchè dice così"

martedì, gennaio 13, 2009

Estemporaneamente ironia, permanentemente scissione

 

- 99 Posse - Corto circuito -

Totalmente scisso, in lotta perpetua per trovare una sintesi, un'organicità.

Ancora scisso.

Una maggioranza tronfia ed inamovibile, incrostata ai suoi scranni.

Un'opposizione radicale e perennemente critica che ha perso ogni concreta tensione ad una strategia di governo, avvinta a ideali purissimi ed incontaminati.

Nessuna mediazione concessa.

Senso e ragione, essere e voler essere, una lotta senza fine, viscerale, sanguinosa, devastante, una guerra eterna.

"Nessuna carne sarà risparmiata".

Nessuna mente sarà risparmiata.

Il tutto nel claustrofobico ed immenso emiciclo contenuto nelle lucide pareti ossee a nord dell mio atlante.

Poi, estemporaneamente, l'ironia:

 Carino/a è una parola che uccide la gente. So che in molti Paesi è illegale.

 

sabato, gennaio 03, 2009

Sweet about Saturn...



- Gabriella Cilmi - Sweet about me -

Tornato da Torino, città per molti malinconica, dove per altro ho visitato una mostra di arte contemporanea il cui tema era Saturno, pianeta della malinconia e della creatività, torno timidamente a postare.

Sbattendomene bellamente dello stato d'animo malinconico che l'esperienza voleva trasmettere, almeno per un pò, riprendo la recente tematica delle canzonette allegre e non impegnative che mi capita di sentire in radio ed apprezzare per quello che sono.

Stavolta tocca alla signorina Gabriella Cilmi, australiana con radici italiche/terrone/calabresi come il sottoscritto, che con la sua "Sweet about me" ha imperversato per tutta l'estate su spiagge e altri luoghi di villeggiatura.

Una canzoncina leggera leggera e allegra...ottima cosa.