venerdì, gennaio 06, 2006

La madre di ogni fissità


Almeno non petulante. Almeno non ossessivo.

Nonostante il silenzio sia la morte, nonostante l'assenza di pensiero sia la morte, sia la non esistenza.

Fissamente davanti allo schermo.

Finalmente l'assenzio, Assenzio verde di Barcellona. C'è a chi non piace l'anice. Ciò non rende l'assenzio meno assenzio, ne chi non ama l'anice meno amabile o di buona compagnia.

L'assenzio è come l'esperienza religiosa: personale.

I Prodigy cantano, suonano, emulsionano il mio cervello con l'assenzio.
L'ignoranza è santa.

Il tempo non esiste, il temo è un istante, un singolo istante.

Voglio annullare il mio passato senza annullare me stesso, voglio prevenire ogni futuro.

Il tempo non esiste.
La fissità è spaventosa. Dello sguardo, dei muscoli del collo.
La paura porta al silenzio. Il silenzio è la non esistenza. Perchè mi aggrappo tanto all'esistenza se tanto temo?
Di cosa è fatto lo spirito? Di cosa è composta la volontà? Di cosa si compone la certezza?

Perfido maestro l'assenzio, quella che mi dona non è nuova sapienza, solo nuova fissità. I miei occhi sono aperti, forzati ad essere aperti, a guardare il mondo senza riconoscere nulla, costretto a riconosce me stesso alieno, sapendo di esserlo senza il dono di ignorarlo.

Sono un ipocrita, falso, mentitore e codardo. Sono quello che volete che sia, ma sempre troppo tardi. Vi amo solo fino al momento in cui cominciate ad amarmi, dunque vi odio, odio tutti senza distinzione di sorta, senza nemmeno il coraggio di ammetterlo, di accettarlo.
Dio dell'assenzio, battezzami nei tuoi verdi lavacri, mostrami il fiume che non scorre, liberami dall'imbarazzo dei vaneggiamenti, rendimi fiero del mio soliloquio. Assolvimi, libera l'animo mio dallo sguardo annoiato e disinteressato del mondo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Silenzio....Assenzio