A volte basta davvero poco. Una situazione va avanti da tempo, da mesi, a volte addirittura da anni, senza che ci si decida a coglierne il reale significato.
Ogni tanto abbiamo vuoti da colmare, noia da combattere, troppo tempo per pensare o poche occasioni per agire, comunque, la soluzione comune, più semplice, a queste e ad un'altra serie di affezioni simili è quella di inventarsi il mondo come non è, di leggerlo in modi più intriganti, affascinati, o semplicemente intricati, giusto per avere la possibilità di pensarsi molto presi.
Il viaggio, come detto, può durare parecchio, la forza con la quale si desidera vedere le cose come ci compiace può essere grande, ma, nonostante tutto, la realtà continua a soggiacere e, prima o poi, si fa anche sentire.
La realizzazione delle cose come stanno può essere istantanea, tipo epifania, o graduale, tipo l'immaginato che perde pezzi poco alla volta mentre il nostro disappunto cresce. A prescindere da ciò, la reazione alla realizzazione può essere di rabbia, con se stessi o con persone altre implicate più o meno attivamente nella costituzione e nel mantenimento dell'illusione, può essere di sconforto, può essere tristezza oppure la si può percepire come un risveglio, come un illuminazione. Inutile dire che meglio la prendi, prima ti riprendi, meglio è, e visto che si può tranquillamente configurare come una scelta...
Una falsa coscienza di specifiche situazioni o del mondo nel suo complesso, per quanto siamo stati noi a crearla, può essere seriamente dannosa: finiamo per mortificare, svilire, sminuire noi stessi o per concedere ad altri di farlo (che questo sia il loro obiettivo precipuo o un accidente prodotto dalla loro attività nei nostri confronti).
Anche in questa circostanza, il tempo delle parole e dei pensieri, ad un certo punto, deve lasciare spazio a quello delle azioni.
Oggi va così, spero presto con qualche racconto/composizione.
Il viaggio, come detto, può durare parecchio, la forza con la quale si desidera vedere le cose come ci compiace può essere grande, ma, nonostante tutto, la realtà continua a soggiacere e, prima o poi, si fa anche sentire.
La realizzazione delle cose come stanno può essere istantanea, tipo epifania, o graduale, tipo l'immaginato che perde pezzi poco alla volta mentre il nostro disappunto cresce. A prescindere da ciò, la reazione alla realizzazione può essere di rabbia, con se stessi o con persone altre implicate più o meno attivamente nella costituzione e nel mantenimento dell'illusione, può essere di sconforto, può essere tristezza oppure la si può percepire come un risveglio, come un illuminazione. Inutile dire che meglio la prendi, prima ti riprendi, meglio è, e visto che si può tranquillamente configurare come una scelta...
Una falsa coscienza di specifiche situazioni o del mondo nel suo complesso, per quanto siamo stati noi a crearla, può essere seriamente dannosa: finiamo per mortificare, svilire, sminuire noi stessi o per concedere ad altri di farlo (che questo sia il loro obiettivo precipuo o un accidente prodotto dalla loro attività nei nostri confronti).
Anche in questa circostanza, il tempo delle parole e dei pensieri, ad un certo punto, deve lasciare spazio a quello delle azioni.
Oggi va così, spero presto con qualche racconto/composizione.
1 commento:
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