lunedì, gennaio 01, 2007

"Peccato che la stupidità non sia (abbastanza n.d.g.) dolorosa" (Anton Szandor LaVey)


Torno a casa a piedi intorno alle sei di mattina. Voglio sfinirmi.

Non so esattamente perchè, o meglio, lo so, ma mi imbarazza troppo perchè possa ammetterlo a me o a chiunque altro.

L'ubriachezza più o meno teatrale, più o meno molesta, è di rito.

Il melodramma è cosa evitabile, ma è difficile perdere abitudini così radicate, soprattutto in presenza di labbra così rosse, di occhi così chiari (o rossi anch'essi), di capelli così neri e di una tale pacata acutezza... per cui: balbettamenti, tentennamenti, frasi sconclusionate, la delusione bruciante, per un instancabile, logorante oratore, di non trovare le parole giuste o semplicemente le parole, di fronte a qualcosa di tanto bello da farti sentire la necessità di agire, di fare, di dire.

Il crescendo è irato e roboante, con tanto di motilità sempre più frenetica. La stanza tiepida, un epilogo atteso (previsto, forse voluto), anche se leggermente diverso e poi un furore tanto scontato, quanto poco credibile, e i soliti, infantili tentativi di attirare l'attenzione, senza sapere nemmeno esattamente su cosa.

Sono un pessimo attore, ormai capace di impressionare nemmeno me stesso...ma comunque, avanti...

Rifaccio la strada che ho fatto mille volte, probabilmente di più. Fa freddo, davvero tanto, ma sono talmente bardato che la cosa non mi tocca. Il freddo si può ignorare, non la stanchezza, la spossatezza feroce che si impasta con il calore trattenuto dal cappotto e mi penetra nelle membra come un balsamo.

Casa sembra non arrivare mai, come il sole. L'alba la vorrei vedere, ma non me ne frega poi gran che, se non arriva mentre cammino, non resterò ad aspettarla. Una volta arrivato, non so con che forza riesco a restare sveglio, accendo il portatile e scrivo qualcosa di ubriaco e delirante sul blog addormentandomi almeno una decina di volte sulla tastiera. Nemmeno metto titolo e foto, sono convinto di aver pubblicato e crollo a letto. Fine di capodanno. Fine dell'inizio.

Non ricordo se a capodanno si esprimano desideri o si facciano buoni propositi. Considerando che spesso siamo gli artefici dell'accadere di cose che desideriamo, penso non faccia molta differenza.

Comunque, per l'anno nuovo vorrei semplicità.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

vaffanculo bastardo stai a casa tua e muorici.

Anonimo ha detto...

anzi vieni quì così ti posso uccidere spam di merda.. oggi sono nervoso.. vaffanculo

Anonimo ha detto...

Bè, prima di tutto, auguri a tutti, anche agli spammer. Anche a loro, anche ai grafomani, a tutti. Che dire? Capodanno, come tutte le cose su cui rivolgi troppe aspettative si rivela o incredibilmente eccezionale, o incredibilmente una merda. C'est simple. L'anno scorso per dire, io e i miei amichetti siamo stati a Moggio, per nulla ridente paesino in provincia di Lecco, denso di vita quanto il deserto dell'Arizona, ma freddo quanto Novosibirsk in un giorno di gennaio. Vuoi perchè eravamo solo uomini, vuoi perchè effettivamente il posto era quello che era, vuoi perchè non c'erano feste in giro, è stata una serata poverista, conclusasi con la visione di un cartone animato su LombardiaBlu: una fiaba di Andersen, nella versione prodotta per un paese dell'est ( credo Bulgaria ) negli anni 60, tratti dei personaggi tremolanti, animazione lisergica, violenza cui non siamo abituati, come teste mozzate da soldati - la fiaba era "L'acciarino", mi pare - Quest'anno invece la festa è stata una grande extravaganza, vissuta a Monza, nella casa della mai troppo elogiata Francesca, ragazza di Fabio: un miliardo di metri quadri di pareti rosso fuoco, alcool, droga e materassi stesi a terra e cibo, che incitavano alla violenza fisica e a chiudersi in uno dei guardaroba con una delle sue amiche. Un grande party: Sara, se leggi, continuo a conoscere gente di Gallarate, sai qualcosa di una certa Serena, tua coetanea, faceva lo scientifico, adesso studia farmacia a Pavia? Bionda, occhi azzurri, un tipo che in genere non passa inosservato. Il 2007 sarà come il 1987, anno di cui ricordo solo una sbandata in curva di Nelson Piquet su Williams vista in tv e una festa dell'Unità con i miei di cui ho ricordi vaghi e confusi, ma c'era un sindacalista che friggeva salamelle, amico di mamma.
Gli anni zerozero saranno i nostri anni ottanta, non c'è niente da fare.
Preparatevi ad un mostruoso party verso fine mese. Siete tutti invitati.
Auguri ancora a tutti.

g.

Anonimo ha detto...

Ciao e buon anno a tutti!
oooh invece il mio capodanno è stato uno dei più belli in assoluto!Grazie alla Vale, alla Fede e ai suoi fantastici amici!Non credevo di potermi divertire così tanto pattinando, scendendo sulla neve con sacchi di plastica e giocando a uno e trivial pursuit versione junior...eppure son stata proprio bene!!
Uhm Serena di Gallarate non la conosco, magari di vista, ma di solito non presto troppa attenzione alle bionde ;-)...devo dedurre che invece non ci sono stati sviluppi con la cassanese??
un abbraccio collettivo!
sara

Anonimo ha detto...

Ciao Sara,
bè, la cassanese, intesa non come arteria stradale ma come persona originaria del piccolo comune alle porte di Gallarate, è davvero notevole, in ogni senso, ma non vi sono sviluppi degni di nota! "Que sera, sera", come si suol dire.
Consigli di lettura: investite 25 euro in "Hollywood Babilonia" di Kenneth Anger, sono soldi ben spesi. E magari, cercate su google Kenneth Anger, una biografia invidiabile.

A presto

g.

Anonimo ha detto...

Per me è la fine di un anno particolare che non ha lascito nulla al suo posto... ma va bene così. è iniziato qualcosa di nuovo che dovrò portare a termine, o meglio che ancora non mi permette di riconoscermi completamente. Sono diversa da ciò che pensavo di essere e nonostante i tanti errori, guardandomi indietro... vedo comunque una crescita.. alle persone che mi vogliono bene e che cercano spesso, nei miei eccessi di emotività, di farmi ragionare dico GRAZIE... ma infondo non mi dispiace essere come sono... MEGLIO SENTIRE TROPPO CHE NON SENTIRE NULLA... e per anni non ho sentito nulla, incapace di ammetterlo persino con me stessa... DEi miei errori ho sempre pagato le conseguenze... beh sono fiera dei miei passi avanti, che ho compiuto da sola, anche se tanti amici che neppure speravo di avere mi sono stati vicini... HO SCOPERTO DI ESSERE MOLTO DIVERSA RISPETTO A COME PENSAVO DI ESSERE... sto imparando a conoscermi... ma questa nuova ME... non mi dispiace, ed ora voglio proprio vedere dove questa strada Gialla mi posrterà... forse la Città di Smeraldo è ancora lontana ma... io mi sto muovendo, ora...
Auguro a tutti tanta serenità!!
Sh

Anonimo ha detto...

Nel caso qualcuno di voi abbia il numero scorso di Rolling Stone, per intenderci, quello con in copertina David Bowie, potrebbe gentilmente tenerlo da parte? Ne ho un bisogno fottuto. Vi saluto con l'edificante storia della settimana, un fatto di cronaca ( vera ) che ieri in redazione ci ha fatto sorridere non poco, ma non perchè siamo dei pazzi sadici, ma perchè certe cose possono fare solo sorridere, se le leggi tutti i giorni. Buona lettura.

Un tale ammazza la suocera e la moglie. Fin qui, niente di strano, succede. Sbagli moglie, sbagli famiglia in cui infilarti, non hai rispetto per i parenti di lei e loro non ne hanno per te. Fai un lavoro di merda e senza sbocchi. Sarai costretto a rimpiangere non sai neanche tu cosa finchè crepi. Tanto vale slegare qualche giugulare, o fare partire qualche scarica di pallettoni diretta al volto della suocera. Allora arriva la notte giusta di dicembre e lo fai. Prendi il fucile da caccia di tuo padre, quello che non avevate mai denunciato, ti alzi nel cuore della notte. Abitate in una villetta, al piano di sopra abita la suocera. Al piano terra tu e tua moglie. Al piano terra la faccia di tua moglie si mischia rossa e umida alle piume e al materasso dopo che hai abbagliato la notte con un lampo dal fucile. Secca sul colpo. La suocera aspetta di sopra: si sarà svegliata? Nel dubbio le entri in casa e affondi nel suo collo grinzoso un'altra scarica di pallettoni. Secca sul colpo. O meglio, piuttosto che secca, fradicia di sangue e agonizzante rantola, muore quasi subito. A quel punto pensi: "Ho appena fatto un paio di omicidi, l'omicidio è illegale, il suicidio è legale. Devo ammazzarmi". E come farai? Hai paura del tuono che esce dal fucile. Ti tagli le vene. Niente, sei ancora vivo. Passa mezzora, il sangue cola, un cazzo, non muori. Entri nella cucina. Prendi un coltello. Cerchi, patetico, di piantartelo nel petto, ma non hai bene idea della forza che ci vuole a passare la carne. Ti fai solo dei tagli manco troppo profondi. Tutto qui? Non riesci neanche ad ammazzarti? Ah già, il fucile da caccia. Te lo pianti in faccia. Premi il grilletto. Ti ritrovano ferito, adesso sei in coma in un ospedale qualunque.
Buon anno.

g.

Anonimo ha detto...

Ratttaaaatttttaaaaaaaaaa il nnemico si è nunito aTE, tante somiglianze nell' esacerbato esecrante esornativo uso di immagini: chi più chi meno, chii in alto chi in basso. Chi con le ginocchia chi con uno stomaco indeciso nel cervello . Sarebbe così bello scrivere senza farsi male? Se fa rima con esistenza per me no. Ma il masochismo io l' ho frainteso o capito tgooooooog bièèn? Non dar retta agli sbattiti d'ali degli occhi. Liba, ciba, bibe al tuo tavolo dove è già onorato di sedere chi ti ama e anncor di più chi tu inviterai. Senza pietà sesso senza coccole, tante risa e un po' di perversione. Adoro il corpo femminile per disprezzare il mio. Tu non hai scuse, per questo sei così bravo ad inventarle. A presto mia stima ambulante. Per sepre tua adorante amanda...........................................................................................................................................................................................driiiiiiiiiiiin!basta

Gert_dal_pozzo ha detto...

Come sempre ispirata, geniale, sottile...difficilmente saprei esprimerti quanto mi fanno piacere i tuoi commenti.