Ok...2.37, meno di tre ore alla partenza...sarebbe proprio il caso di andare a dormire, tanto più che la valigia non è del tutto finita. Continuo imperterrito a coltivare la catastrofe, come un fragile embrione pulsante...il mio inconscio cerca in ogni modo di dilazionare la partenza, ma il suo giungere è ormai inevitabile, il dado è tratto da molto tempo. Basta, piantiamola, ora sonno, il poco disponibile, poi via, verso la terra dei vicecampioni del mondo.
6 commenti:
"Se dovessi fare una plastica facciale, la mia ambizione sarebbe quella di uscirne come Deborah Harry"
Quanto aveva ragione Warhol, buon viaggio Bbruno
g.
( se per caso qualcuno leggesse qui; non faccio nessuna festa di laurea nè ora nè mai! Ciao Angelo, buona vita anche a te! )
stavo per lasciarmi andare ad invettive nei confronti dei nostri cugini d'oltralpe. i quali si arrogano il diritto di chiamare noi italiani "transalpini".
"transalpino" a chi, transalpino!
buon viaggio tano
ciao pozzodigert!
t'a' passasti buona?
io per ora lavoro in un pub-ristorante-winebar molto trendy di palemmo e sta funniennu!
cmq...è un saluto per quando ritorni...
chissà se ci becchiamo 'nta lu paisi...
letizia
letizia dove lavori? anch'io anch'iooo!
(scusa gert se uso i commenti del tuo blog come ufficio di collocamento.)
ma come va? tornerai? ci verrai qui a pa?
un bacio.
manju
Non so se qualcuno di voi ha seguito questa storia; Stephen Hawking aveva lanciato tramite Yahoo!Answers il quesito sul modo in cui l'umanità sarebbe sopravvissuta nei prossimi cento anni. Tema incredibilmente affascinante, e che riporta davanti a noi un modo di sognare, la fantascienza, che da tempo non ha più il fascino - potenza evocativa? - degli anni 50-60-70. Di tutte le risposte pervenute ad Hawking, nessuna era particolarmente interessante, una tendenza a immaginare il futuro del genere umano nello spazio. Ma una frase di Hawking mi ha particolarmente colpito:
"Ogni civiltà, superato un certo livello di evoluzione, perde il suo equilibrio e collassa".
Non vedo l'ora.
Oppure è adesso.
g.
La banalità dell’ipotesi di un futuro nello spazio per l’umanità, la sua diffusione nel immaginario collettivo, denuncia, secondo me, il fatto che quel collasso, intuito da Hawking, è prossimo, che la tensione interno-esterno è vicina all’acme. Inutile dire che questo evento è tanto pragmaticamente spaventoso quanto intellettualmente stimolante: è in prossimità del limite, della fine, che la natura più genuina e profonda delle cose si manifesta, negandosi.
Sul fatto che la fantascienza non affascini più, quantomeno il grande pubblico, posso dire di essere d’accordo solo in parte. Il genere cyberpunk, nato da quella fantascienza a cui, penso, tu ti riferivi (nello specifico dalle opere di Huxley, Orwell, ma soprattutto Dick), nella prima metà degli anni ottanta, sta conoscendo oggi un successo crescente. Le sue atmosfere, le sue tematiche, i suoi topoi, ora puri, ora aggiornati (mai troppo, raramente ce n’è bisogno) influenzano cinema, fumetti e, più in generale, la cultura mediatica nel suo complesso in misura sempre crescente; spesso involgariti, vengono dati in pasto alle masse con successo inizialmente limitato, ma di recente sempre maggiore.
Personalmente adoro il pessimismo romantico e visionario di questo genere, apprezzo moltissimo l’attenzione sociale e politica profusa nel costruire i mondi d’ambientazione, la fusione di freddezza tecnico-scientifica e di misticismo olista nella narrazione.
Stasera, per la cronaca, mi vado a vedere Ghost in the shell 2: Innocence. E con questo la pianto qui, o rischio di dilungarmi al mio solito.
Cmq anche io non vedo l'ora...
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