giovedì, novembre 03, 2005

Cinematograficamenterapido



Film, romanzi, storie che raccontano di vite eccezionali, di vite dannate o virtuose, di vite eroiche o vili. Ci sono quelli che finiscono con la morale, quelli volutamente amorali, quelli moraleggianti dall'inizio alla fine, comunque non c'è narrazione che, per quanto si tenti di essere neutri nel produrla, non veicoli un messaggio, un significato, tutt'altro che neutro.
Ma comunque il punto non è questo...no, la riflessione banale di questa sera verte sul fatto che nei film, molto più che nei libri, intere vite sono compresse in uno spazio infinitesimo, la densità emotiva (escludendo magari alcune pellicole neorealiste) è fortissima e per gente come me, che "non vive certo a cento all'ora" (cento? Cazzo! Arcaico! 40.000 exametri al secondo, che penso sia relativisticamente impossibile tralaltro), a volte è la via per mettere a fuoco quanto poco si sta mettendo a frutto il tempo che sempre più odiosamente e postmodernamente scorre, quanto ci si concede di fare "progetti" ridicolmente astratti e senza forma, di dimensioni indefinite, sguazzando nell'apatia e nell'accidia (adoro i termini biblici...fanno molto esoterico). Non si creda che per mettere a frutto io intenda qualcosa di grandioso, tipo, che so, fondare una multinazionale, scoprire la cura per il cancro o per l'eiaculazione precoce...no, per mettere a frutto io intendo farci qualcosa, nel senso più lato e concreto del termine.
Come sempre me la canto e me la suono...come sempre mi lamento di cose che dipendono da me, ma infondo penso di poter ritenere un progresso il fatto di non avere intenzione di cominciare ad "indagare" su cosa significa "me", su chi o quanti sono io, e su chi o cosa mi fa agire.
Ok delirio chiuso...see you later

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Perché realizzare un'opera, quando è così bello sognarla soltanto?".
'Mettere a frutto il tempo' significa anche ascoltare a fair judgement degli opeth buttati sul divano 5 volte di volte di fila o scrivere su questo blog o guardare un abero smosso dal vento 3 ore. L'elevazione dello spirito deriva dalla riflessione scaturita dall'esperienza (tanto fondamentale per noi animaleschi umani) e non è vero che il mero godimento intellettivo e intellettuale è passività. Se c'è un atteggiamento che più sanamente anti-postmoderno non può essere è la non-passività del "consumo" artistico. La perdita di tempo in questi tempi è un'attività, un'attività spirituale che ci fa essere sacerdoti esclusivi delle nostre riflessioni/deliri. Il nostro compito è riempire la perdita di tempo di contenuti morali, che in quanto morali sono relativi ma non importa.
Adesso non pensate al sacchetto di american beauty, ma piuttosto a quanto più formativa può essere una giornata passata a letto rispetto a un corso specialistico o tirocinio di 20 ore al giorno. Sul letto sei tu che decidi dove andare, cosa imparare, sulla base di cosa migliorare. Ancora più formativo il letto può essere dopo una giornata passata a zappare la terra è vero, ma senza quella morale conquistata prima corre il rischio di risolversi in un crogiuolo d'imprecazioni per i calli.
L'importante è la formazione cosciente dell'individuo.
La Saggezza è lenta.
Meravigliosa sarà la nostra morale e virtuose le nostre azioni se lette e riflettute in maniera progressiva.
La coscienza ha bisogno della lentezza della riflessione.

Sono uno splendido perditempo, "il resto è arida pietra".

yeah

Eùfrosune, Pàthos kài Entusiasmòs.