giovedì, ottobre 20, 2005

Ansia da prestazione

La prima volta è di difficile gestione, anche i blog non fanno eccezione (rima non voluta, ma trovata e mantenuta). E' capitato davvero per caso che imbastissi tutto questo, ma ora c'è e mi sento in dovere di curarlo. In fondo, di cazzate da dire ne ho sempre mille, qualcuna da mettere qui, scritta, una o due volte al giorno non mi dovrebbe venire difficile trovarla.

Mentre ci penso, siccome in questo periodo sono preso dal dubbio che forse mi piacerebbe scrivere, ma non so se ne sarei in grado, aggiungo al post un componimento estemporaneo composto parecchi mesi fa.

IL CANE

- Il cane mi osservava, muto, con occhi incrostati da sporcizia e stanchezza.

La vita lo stava abbandonando, il cane lo sapeva, non era sereno o ansioso, solo stanco. Occhi saggi quelli del cane, saggi di una saggezza inutile e profondissima, che non aiuta a sostenere o ad accettare le intemperanze del destino o le necessità degli eventi.

Il pelo color della camomilla, lurido, impastato di fango.

Cerca di muovere le zampe, vuole avvicinarsi. Nei suoi occhi una scintilla fugace, una speranza, non gioia, felicità, ma protofelicità, quell'ansia che anticipa un momento piacevole che, ci si nasconde, non arriverà mai. Ma il suo corpo non regge, le sue zampe cedono. Artiglia l'aria sconnesso, ridicolo, patetico. Poi è di nuovo tristezza, una tristezza liquida che sembra poter

colare dalle orbite scure, non fosse per la tensione superficiale.

Torna una compostezza, un decoro: la rassegnazione che vince l'anelito primo alla vita, oltre serenità o paura, oltre memoria e ricordo, rimpianto o rimorso.

Le palpebre calano mentre il muso si alza al cielo plumbeo del vicolo, grave di nubi, in quello che vuol essere un guaito, forse un ultimo ululato. Ciò che esce dalle mucose sempre più secche è solo un soffio, una nota acuta e breve che si spegne in un sospiro. Mentre l'ultimo fiato ascende ignaro dell'assenza dell'empireo, le membra martoriate si adagiano, con una grazia che non

potrebbe sembrare più inadatta, tra sacchetti di plastica azzurra, lattine oleose, bottiglie rotte, preservativi usati, pannolini e frutta marcia.

Il vento gelido mi sferza. Piove e sta facendo buio. Mi volto e mi allontano fuori dall'alone di ronzante ed intermittente luce azzurrina di un lampione che si sta accendendo. -

2 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Gert_dal_pozzo ha detto...

Cominciano già a spammare...gioia e delizia