lunedì, novembre 05, 2007

Un giorno il male di vivere ho inscenato


Rassicurazione...

A volte capita di sentirsi deboli, insicuri, imbranati, incapaci di gestire anche la più stupida delle situazioni. Si può semplicemente arrendersi all'idea di essere imbranati cronici e passare sopra al problema, sperando forse di avere vicino qualcuno in grado di aiutarci. Questa "soluzione" però non è sempre applicabile, perché ci sono cose che possono essere fatte solo in prima persona e, nella maggior parte dei casi, le cose importanti ricadono in questa categoria. Quanto detto è, credo, tanto più vero quanto più l'età avanza.

Capita, nelle circostanze in cui si verifica la necessità di affrontare da soli i propri problemi, di farsi prendere dal panico, spesso per sovrastima del problema e/o per sottostima della propria capacità di risolverlo. La paura, che nasce come ottimo strumento di sopravvivenza, in circostanze simili, tende ad avere il deleterio effetto di profezia che si autoadempie: una cosa da nulla, o magari una situazione la cui gestione è impegnativa ma possibile, diventano ostacoli insormontabili. L'ansia finisce per far fare cose immensamente stupide, finisce per portare qualsiasi cosa all'esasperazione, per far chiedere insensate e pedanti rassicurazioni a persone con cui crediamo di avere un problema che, magari, proprio questa richiesta pone in essere. Seguendo questa strada non si fa altro che essere artefici di epiloghi nefasti.

Ci vuole coraggio e non parlo di coraggio da eroi, di coraggio con la C maiuscola, parlo di un coraggio molto più piccolo e banale, di un coraggio quotidiano, che, pare, ai tempi dei nostri genitori e, ancor di più, dei nostri nonni si trovava in chiunque fin dalla più tenera età, o quasi. Il mondo era più duro allora e si badava alla sostanza delle cose, non in quest'epoca di bamboccioni eterni infanti. Non so quanto sono ironico...

Il coraggio serve per fare serenamente le scelte di tutti i giorni, sapendo di poter sbagliare e soffrire, ma agendo per ottenere ciò che si desidera in modo poi da non ritrovarsi con in mano solo sogni e speranze, a prendere, pioggia aspettando treni già passati in una stazione deserta.

Lo so, è tutto molto banale...ma, ancora una volta, sono riflessioni contestuali.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

e un giorno il male di vivere mi s'è inscenato...

Gert_dal_pozzo ha detto...

Mi piacerebbe sapere chi sei, in modo da poter dare un senso alle cose che scrivi.

Anonimo ha detto...

Lo spleen accompagna un po' la vita di tutti noi.C'est la vie!
Nessuno ha mai detto fosse facile,ma nessuno ci ha nemmeno mai detto che fose così difficile,ma siamo forti. Lo dobbiamo essere. Di sicuro lo sei anche tu.
Un abbraccio

Gert_dal_pozzo ha detto...

Come vuoi, resterò con la curiosità. Cmq questo post non era un post "disperato", ma di speranza, propositivo.

Anonimo ha detto...

il primo commento non era mio

Anonimo ha detto...

(sono passata di qui per caso,ho letto,e ti ho scritto. Non ho la minima idea i chi tu possa essere. Avevo capito che si trattava di un post di speranza,ma se ora c'è speranza è perchè prima c'è stato sconforto. Alti e bassi, basta non farsi mai prendere in contropiede o troppo di sorpresa. In ogni caso sperare non basta: dobbiamo metterci del nostro, dobbiamo volerlo. )

Gert_dal_pozzo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo. Cmq benvenuta, scusa per la brusca accoglienza, ma raramente questo blog attira altri rispetto agli "affezionati" o agli amici che tampino per leggere le mie storielle e darmi un feedback.

Ripeto, sono perfettamente d'accordo, solo che c'è il piccolo particolare che volere accade (che sia un accadimento interiore nn fa molta differenza) non "vuoi volere", o almeno, a me è capitato di arrivare ad un punto in cui di una certa condizione non ne potevo più e ho voluto a sufficienza (o veramente se si preferisce) da cambiarla.

Vero anche che prima della speranza c'era sconforto e vero che l'esistenza, almeno la mia, tende ad essere ciclica in quanto a stati psichici ed emotivi.

Saluti e spero di rileggerti

Anonimo ha detto...

secondo me la durezza del mondo è contestuale alla sua epoca e alle persone che la vivono. io penso mi sarei trovato benissimo 40 anni fa, con tutte le difficoltà che potevano esserci mentre il mondo di adesso mi fa quasi sempre cagare,salvo rarissimi casi..poi è chiaro che non avendo vissuto 40 anni fa non ne posso avere la certezza assoluta, ma non ritengo che questa Era sia meno dura, è solo molto diversa, per gente diversa.. della quale non tutti hanno il privilegio e l'onere di farne parte.

Anonimo ha detto...

La ciclicità degli stati d'animo credo sia un po' di tutti.
Quelli che sembran sempre felicissimi,fingono.
Quelli sempre disperati,fingono.
Anche nella disperazione più totale ci può essere un nunnulla che ci fa sorridere. Una carezza, un sorriso, un abbraccio...
Cosa invece comune è aver "periodi no", "periodi ni", "periodi so" e periodi sì". Ognuno di questi è il preludio dell'altro. Ognuno di questi ha una sua durata e qui molto dipende da noi e dalle persone che ci stanno intorno. Dalla loro capacità di capirci e di starci vicini dalla nostra capacità di farci capire e permettere loro di starci vicini.
Tutto questo per dirti che non sei solo. Per dirti che quello che provi tu lo provo anch'io e come noi moltissimi altri. Molti più di quanto si possa pensare.

coda di lupo ha detto...

giravo e ho visto questo blog...di quella follia razionale nella quale mi riconosco...ho letto un po' di post, anche dei mesi passati, e devo ammettere che ce ne sono alcuni molto interessanti...non so, non conosco Gert del Pozzo, se non quella del capitano che combatte con Henrick Gresbeck,però mi sono piaciuti gli scritti...non so...mi piace questo genere di condivisione su questi discorsi...mi piace chi sa apprezzare la malinconia per cullarsi un po' nella realtà...mi piace sopratutto il commento sopra...il bello di un sorriso, di una carezza, nella disperazione...il saper godere del dattaglio, quel saper assaporare la poesia....penso che un po' di speranze la si possa avere sempre,in qualunque momento...anche quando non hai più niente...perchè vuol dire, in fin dei conti, che non hai più nulla da perdere...
...scrivi e continua a scrivere...sia dalle nottate alcoliche sia dalla normale esperienza...

Coda di lupo, quello che viene da un'altro racconto...

Gert_dal_pozzo ha detto...

Mi fa molto piacere avere nuovi lettori. Grazie e benvenuto anche a te Coda di Lupo, spero che di rileggerti ancora.

Anonimo ha detto...

passerò volentieri ancora

Anonimo ha detto...

Essere costretta a letto, più o meno a vita, mi da molto( troppo ) tempo per riflettere e girare su internet. Eppure, nonostante molti giudichino la mia condiione miserevole ed odiosa, io non mi arrendo. Quando capito su blog tipo il tuo,mi viene spesso da sorridere. Anche io prima d'ammalarmi mi lamentavo tantissimo,ma non avevo nulla di cui lamentarmi. Ora qualcosa di cui lamentarmi ce l'avrei,a guardar bene,ma non lamento più. Paradossi della vita. ORa Cerco sempre il buono in ogni cosa. Cerco sempre di far durare i periodi no il meno possibile. La solitudine, la malattia non mi abbattono. Risparmiamo le lamentele per tempi peggiori,che è probabile ci saranno. Cerchiamo il buono in ogni cosa fin da ora e godiamocelo finchè c'è. Se potessi tornare indietro,mi lamenterei di meno e me la goderei di più. Non sono una vechiettina, ho 24 anni.
Tu sei ancora in tempo a far un sacco di cose che io non ho fatto predendo del tempo a lamentarmi. Non fare il mio stesso errore. Impara a viver la vita con entusiasmo,credi in te stesso,non lasciar nulla in sospeso, non aver troppe aspettative e ripeto,goditela!
Se trovi una persona che ti fa star bene,tienitela stretta!

un bacio
Gabrielle

Gert_dal_pozzo ha detto...

Intanto benvenuta anche a te Gabrielle. Spero sul mio blog tu non abbia trovato solo eccessive lamentele, spero ti sia piaciuto qualcuno dei miei racconti. Detto questo, si, hai ragione, ho spesso una tendenza eccessiva alla lamentazione ed al pessimismo, ma sono sempre stato molto autoriflessivo. E' però vero anche che so di aver scritto post speranzosi ed euforici, sebbene non siano certo la prassi e, ancora di più, è vero pure che ho la tendenza a scrivere qui più spesso quando sono giù, quando sono felice, sereno, appagato di solito il blog lo lascio un pò da parte e scrivo molto meno, tanto è vero che il fatto che ultimamente stia scrivendo meno di quanto non facessi alla nascita del pozzo, mi da conferma di una condizione di vita migliore.
E' l'esperienza diretta che c'insegna, che ci rende chiari i nostri limiti e che stimola la costruzione delle nostre aspettative, a volte questa lezione è traumatica e a volte chiude molte porte, rendendoti difficile o impedendoci di mettere a pieno a frutto ciò che hai imparato. Non ti conosco, non conosco la tua situazione, ma ti ringrazio per l'incoraggiamento, cmq nella maggior parte dei casi la vivo meno drammatica di quanto la racconti qui, anche perchè qui, spesso, scrivo "a botta calda", per sfogarmi.
Ciao e a rileggerti.