domenica, marzo 05, 2006

Sono il piccolo centro caldo dell'universo


Il mondo è nero d'asfalto bagnato, è verde, blu elettrico dei neon dietro le vetrine. Il mondo è un corpo immenso che urla d'agonia ma è ancora pieno di vita. Il mondo è un aggregato minerale e organico putrescente e cangiante.

Il mondo è uno spiazzo grigio in mezzo a parallelepipedi arancioni. A primavera il mondo si riempie di luce, di speranza, si riempie di una strana frenesia che ogni cosa che esiste nel mondo alimenta e patisce. Allora il mondo si rinnova, allora il mondo marcisce.

Il mondo è una notte allucinata, scura e acida, troppo rossa, dolce e amara, una notte gialla e frizzante, troppo lenta, troppo veloce. Prosegue senza meta, su muri di cemento e mattoni dove spezzarsi le unghie, oltre cancellate di ferro verniciate di grigio, troppo alte. Il mondo è fatto di facce senza un motivo intelligibile, senza un posto, così strane dopo anni.

Il mondo è il posto che non hai, ma che pretendi di credere di avere. Eppure, tutto ciò che è al mondo ci sta per caso: è il caso il posto, è il caso il senso, dunque non c'è posto, dunque non c'è senso.

Il mondo è una giornata terribilmente lunga, decapitata. Una giornata che cominci a guardare mentre il sole è prossimo allo zenit. Una giornata in cui la luce scivola viscida verso l'ombra, come acqua sporca giù nello scarico del lavandino: l'oro dozzinale che si fa argento d'accatto sotto nubi grige, diventa lentamente arancione che mente una tranquillità che non c'è, poi rosso dell'angoscia e del rimorso, infine nero. Il nero può essere tante cose: disperazione, patimento, rassegnazione, distacco.

Il mondo è quello che guardi appannato, attraverso occhi cisposi e miopi, sforzati, esposti a radiazioni inutili, a scritture minute mentre fai dell'ignoranza, del rimpianto e del lamento i padroni del tuo tempo già passato e i creditori di quello futuro, mentre accetti che se lo giochino con la Fine.

Il mondo è l'attimo di felicità che ti sei concesso, è il momento in cui hai scoperto che i testicoli, e non quelli tra le gambe, li hai anche tu. E' l'attimo in cui, con tutto l'imbarazzo e l'imbranataggine del mondo hai fatto iniziare ciò che, non potevi più negare potesse e dovesse essere. Il mondo è il calore di quell'attimo, l'ebbrezza, l'euforia.

Il mondo è la stupida mattina calda dopo la felicità che ti ha fatto dormire poco la notte, il preludio all'abnorme cazzata che rovinerà tutto, che hai già vissuto mille volte, che scatta, molesta, sempre più rapida, che incenerisce i tuoi testicoli spirituali e ti ridà le tue lagnanze.

Il mondo è lo stupido delirio, la rabbia senza obiettivo che monta mentre ti osservi fare tutto ciò. Non puoi odiare nessuno, non ti permetti nemmeno di odiare te stesso seriamente: l'autodistruzione non è cosa da bravi ragazzi, e siccome ti ci trovi ad esserelo ancora troppo, la tua autodistruzione è una ridicola parodia.

Sono il piccolo centro caldo dell'universo.

Nessun commento: