soundtrack: Where is my mind - Placebo
L'alcol non risolve nulla...
Ma dio, dio! E' l'unica cosa attraverso la quale, per un pò, riesco a liberarmi da me stesso eppure ad essere sempre io. Non è solo una questione di freni inibitori, i freni inibitori fanno parte di noi come tutto il resto, no, è una questione di pensiero, di come fluisce, di come incede, è una questione di lucidità diversa.
Sono debole se "ho bisogno di bere" a volte...forse si, anche perchè non è sempre una festa, perchè come dicevo qualche riga più su l'alcol non risolve nulla...ma a volte è una tregua, una tregua con le mille voci che mi parlano nella testa, tutte uguali alla mia, tutte insistenti, egoiste e prevaricatrici, è una tregua con lo strisciante senso di solitudine esistenziale che non mi abbandona mai veramente, una tregua con l'incapacità cronica di apprezzare davvero e a fondo ciò che ho.
Non è sempre così...c'è quando quella solitudine diventa un pozzo nero e profondissimo in cui cado senza scampo. C'è quando bere mi perde in me stesso, chiuso con le mie paure, le mie insistenti voci interiori, quando mi fa vagare solo per infinite ore notturne, in periferie desolate e silenziose, note o meno, per infiniti passi. Accade anche quello...
Ma la cosa più sorprendente è che, infondo, bere non fa che amplificare il mio stato d'animo, le proiezioni del mio desiderio...è sempre tutto in mano mia, posso lasciarmi andare solo se voglio lasciarmi andare; precipiterò nell'abisso se è in esso che voglio perdermi. Non è scappare...quello da cui vorrei scappare è sempre con me, dentro di me, che io lo voglia o meno.
Forse tutto questo, a rileggerlo tra un pò, mi sembrerà aberrante, forse mi vergognerò di averlo scritto, forse mi sembrerà l'ennesimo goffo tentativo di sembrare "sporco e cattivo" pur restando fondamentalmente "buono e pulito"...forse, ma ora è quello che penso e sento e non credo di avere ascendente a sufficienza per portare qualche improvvido, occasionale lettore ad una vita da alcolista, dunque ad una morte per cirrosi epatica.
4 commenti:
(Pardonnez moi la logorrea)
Ciao Mr B. non ho sinceramente letto il post nè schiacciato il tasto play tanto anch'io qualche volta quel film l'ho visto e le parole "Ci siamo conosciuti in un momento molto strano della mia vita" fanno eco un pò troppo spesso, visto che quando mi capita di conoscere qualcuno è in pratica sempre un momento strano, percui in realtà non lo è mai. Come va la vita? Qui sono giorni passati tra pugni in faccia, una ragazza con cui sto uscendo che ha degli amici che sembrano tutti Silvio Muccino - ma i pugni non arrivano da loro - contachilometri che avanzano di 500 km al giorno e denaro sputtanato in libri come s'ì fossi Imelda Marcos e "Underworld" di De Lillo un paio di scarpe di Manolo Blahnik. Poi gente mezza fuori di testa per casa, inaugurazioni in cui vado con Giulio e Giada e ci sono bicchieri di vetro e quadri che costano più di quanto un nostro 730 possa ragionevolmente sperare per i prossimi dieci anni, viaggi intergalattici Milano Liguria, manifestazioni razzistoqualunquistiche con Salvini della Lega Nord che si fa fotografare, e anche il cerume di De Corato che in una foto è venuto perfettamente. Per non parlare di pazze omicide che massacrano il padre violento a coltellate e poi escono con l'indulto.
Presto resoconto!
Ciao uomo
g.
( faccio come Gabriele Romagnoli.
Interruzione pubblicitaria: non andate a vedere "Inland Empire" di Lynch, tantomeno al secondo spettacolo e senza delle amfetamine per tenervi svegli)
Ciao Mr G.
Non ti preoccupare, a dire il vero mi sorprenderebbe il contrario :), cmq il contatore aumenta di una tacca ogni volta :P.
Io Inland empire volevo andarlo a vedere (senza amfetamine tralatro)...quello che mi dici mi spiaggia come un capodoglio.
vedi Bruce, l'unica cosa a cui non sei arrivato è che tu vai bene così...vuoi saper quando ci arriverai?boh!nel frattempo le voci parleranno,i tuoi "io" faranno a cazzoti e i bicchieri si riempiranno...ma ci arriverai...
Edy
PS.In caso di necessità sai dove trovare lo Zio Jack...
Inland Empire...ci sono andato sabato: a Milano lo fanno solo in un cinema, l'Arlecchino, che si trova in pratica in piazza del Duomo. E' in via S. Pietro all'Orto, dove mio padre lavorava qualche anno fa, in un ufficio anonimo vicino alla sede dell'Internazionale F.C..
Al bar dove mio padre andava a prendere il caffè capitava spesso anche il patron della squadra nerazzurra, Massimo Moratti, di cui tutti decantano le doti di, come si suol dire, gran signore: bene, vi racconto una storia su di lui. Ogni mercoledì mattina in quel bar, in quell'angolo di Milano fermo al socialismo pillittero-craxiano del 1989, dove puoi ancora essere in una città da bere e non da vomitare, si presentava un comico che aveva avuto una breve stagione di successo nel celebre programma Drive In. Era un comico che aveva avuto successo per poco: un tormentone azzeccato, un personaggio giusto, una stagione di vacche grasse. Anche i bambini sanno che la prima regola del gioco d'azzardo è alzarsi non appena le cose iniziano ad andare male. Lui non l'aveva fatto, ed ora, siamo negli anni 90, a metà degli anni novanta, era un comico fallito che aveva avuto il suo quarto d'ora di celebrità nella nota trasmissione di Antonio Ricci. Ogni mercoledì mattina questo comico che non faceva più ridere nessuno si presentava al bar, salutava Massimo Moratti. Facevano quattro chiacchiere senza importanza, si dicevano cose senza significato, Moratti, è sempre bene ricordarlo, ha un impero petrolifero da portare avanti. Moratti ogni mercoledì, quando il comico si avvicina sorridente, con quel sorriso di chi credeva di saperla lunga ma ha perso tutto, apre il portafoglio. Prende un pezzo di carta rosa, filigranato: sopra, Caravaggio. Lo affida al comico che non fa più ridere. Sorride, una pacca sulla spalla, e torna a comandare il suo impero petrolifero e la squadra che non vince mai.
g.
Posta un commento