domenica, settembre 24, 2006

Fiordimelo sboccia nel sangue

Era un uomo spropositatamente alto e altrettanto magro. Portava aderentissimi jeans neri infilati in stivali da cowboy dello stesso colore. Del medesimo colore erano pure la maglietta senza maniche e lo spolverino. I capelli lunghi, tra il biondo ed il castano, gli ricadevano unti sulle spalle. Sul naso adunco calcava un paio di occhialini tondi con le lenti fumè e la montatura sottile. Il viso, lunghissimo, era corredato da zigomi alti e taglienti e da una bocca piccola, dalle labbra sottili, labbra tra le quali lasciava pendere, oziosa, una sigaretta.

Se ne stava appoggiato allo stipite di legno della porta, la testa piegata in avanti, immobile con le braccia incrociate al petto ed una gamba piegata. La ragazza nella stanza piangeva nervosamente, cercando di ricordare le parole di un padre nostro. Premuta in un angolo, il corpo rannicchiato quasi dovesse sparire in se stesso, tentava la formula, ma inevitabilmente sbagliava e dopo qualche singhiozzo più acuto e disperato, ricominciava da capo. Lo sguardo vacuo, perso in un punto tra i suoi piedi nudi sulla moquette lurida, si torturava le mani l’una con l’altra, le pizzicava, le graffiava, fino a farle sanguinare.

- Hai finito?

Il mozzicone restò incollato al labbro inferiore mentre, con una voce rauca e sibilante, l’uomo pose la domanda. La ragazza ebbe un sussulto e portò gli occhi, rossi di pianto, sul profilo sulla soglia.

- Cosa!...cosa, cosa?

Balbettò terrorizzata, portandosi una mano alla bocca.

- Ti ho chiesto se hai finito la tua preghiera.

- Io…io…no! NO! Non l’ho finita! Non l’ho finita! La mia preghiera…non l’ho finita…no.

- Non importa…il tuo tempo è concluso donna.

A quelle parole il terrore che invadeva quel corpo pallido, esile, si tradusse in violenti spasmi. La ragazza allargò le braccia premendole contro le pareti, spinse coi piedi come se potesse spostarle, abbatterle, attraversarle, i talloni che scivolavano.

- No, NO!!! Non mi toccare! Stammi lontano!! STAMMI LONTANO!!!

L’uomo entrò nella stanza, scostò un lembo dello spolverino e da un grosso fodero assicurato alla coscia sinistra, trasse un imponente machete. In due sole falcate le fu davanti. Con una mano l’afferrò per i capelli.

- AAAAAH! Maledetto! Maledetto bastardo! Lasciami! Lasciami!!

Lei si dibatteva, cercava di raggiungerlo con i suoi piccoli pungi, le nocche sbiancate per la forza della stretta, ma il braccio di lui era più lungo e la teneva a distanza. Tentò di assestare un calcio tra le lunghe gambe storte. L’uomo fu più rapido e la bloccò stringendo le ginocchia. Con la mano che reggeva il machete, chiusa a pugno intorno al manico, cominciò a colpirla in viso. Denti saltarono ad ogni colpo. Alla fine la ragazza stordita e dolorante, un occhio gonfio e il naso rotto, non riusciva a fare altro che sibilare parole incomprensibili tra le labbra tumefatte. La forzò ad inginocchiarsi davanti al letto, i polsi stretti tra le lunghe dita dietro la schiena di lei, il collo lasciato esposto dai capelli corti, il viso premuto contro la trapunta.

La mossa fu fulminea, la lama calò una volta, poi un’altra per vincere ogni resistenza di ossa e tendini, infine una terza, per recidere gli ultimi brani di pelle. Lasciò i polsi e le braccia ricaddero ai fianchi. Con lentezza ripulì il machete con la tenda della vicina finestra, poi lo ripose. Trasse da una tasca un grosso sacchetto di plastica e vi infilò la testa della ragazza ancora grondante sangue, mentre dal moncone che era stato il collo di lei, il sangue si riversava copioso ad intridere coperte, lenzuola e materasso. Chiuse il sacchetto e, prima di usciere dalla stanza infilò nella trachea esposta un rametto di fiori di melo. Qualche minuto dopo l’uomo ed il suo macabro trofeo venivano inghiottiti dall’oscurità del vicolo dietro il palazzo.

8 commenti:

Gert_dal_pozzo ha detto...

Non c'è che dire, non mi piace proprio. No ispirazione no party.

Anonimo ha detto...

O_O

non riesco a dire nulla. e non mi ricordo le parole del padre nostro. cazzo.

manju

Anonimo ha detto...

"No fico, no party!" come dicevano degli adesivini in Bicocca lungo le scale mobili, attaccati da un anonimo ultrà interista.
Ieri (cum)fiesta di fine estate al Montestella: bello, peccato che facesse schifo. A me non dispiaceva particolarmente, ma Gipo, profondamente infastidito dalla musica, dall'assenza di venditori di birra, e più che mai inorridito dall'assenza di spacciatori, ci ha convinto ad andarcene verso mezzanotte e mezza, siamo finiti al Frizzi e Lazzi.
A chi nei prossimi mesi avesse 100000 euro da spendere, mi sento di suggerire l'acquisto di una Alfa Romeo 8C Competizione: sarà l'Alfa più potente e costosa mai messa in vendita. Ne costruiranno solo 500 esemplari. Se cercate su google delle immagini resterete sbalorditi da quella che ad oggi è la più bella automobile mai costruita. In alternativa potete sempre ripiegare su Gallardo e Murcièlago.

g.

Anonimo ha detto...

Ciao Giulio!!!
bravo che sei tornato!!
ecco
Ciao!

Anonimo ha detto...

nemmeno a me piace. è solo violenza autocompiacente. Non ci leggo nulla. Solo rabbia gratuita male incanalata.

ajola

Anonimo ha detto...

bello invece vanigrafe reloaded:-P.
poesia sfumata(sfumata nel senso dai contorni non netti...)

sempre ajola

Gert_dal_pozzo ha detto...

Compensazione. La rabbia fa parte di me, gratuita o meno che sia. Ha trovato quest'incarnazione in mancanza di ispirazione. Farò di meglio, si spera, in futuro...o forse ho "perso il tocco". (vedi scrivere-vivere).

Anonimo ha detto...

Stasera, parlando con Viola, la mia cara ragazza che tanto mi sopporta, discorrevamo di Don Giussani: ovviamente nessuno di noi due è neanche lontamente cattolico osservante, ma lei domattina deve dare l'esame di teologia, in Cattolica, facoltà dove frequenta il corso di Archeologia. Allora, come in una estasi mistica - è proprio il caso di dirlo - mi sono venuti in mente due sigle, due acronimi, che mai ero riuscito, chissà perchè poi, ad associare. C.L. è l'acronimo di Comunione e Liberazione, il celebre movimento di brainwashing fondato da Don Giussani, e fin qui ci siamo. L.C. , palindromo del precedente, invece è l'acronimo sia di Lotta Continua, che di Lotta Comunista. E se il primo movimento, lungi dall'essere morto e sepolto, ha solo cambiato qualche lettera, diventando Lobby Continua, il secondo è come un feto malformato costretto a crescere, esattamente come la distorta cristianità dele schiere di fedeli dongiussaniani.

g.