Errori su errori si ammassano, ingombrano i polmoni, salgono schiuma bianca fino alla bocca.
Il mondo di una stanza si chiude intorno e nelle orecchie esplode la pressione.
L’aria si trascina faticosamente dentro e fuori, il petto si muove appena, contratto, con scatti spastici.
Una sensazione di tiepido vuoto piatto permea la coscienza e le viscere in risposta si torcono, lo stomaco si chiude, la gola si stringe.
Tutto collassa in un implosione terribile da cui la proiezione della mente verso un futuro prossimo non salva. Ma il collasso non ha fine, non concede il dono dell’oblio.
La fine esiste solo prima della fine, dopo, il nulla.
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