sabato, marzo 25, 2006
Che il domani non venga mai
La vergogna è d'obbligo, il dispiacere l'accompagna.
Per qunato ignorerò? Quando accetterò il domani?
Le ultime dita di panna scivolano sul bordo del bicchiere ingombro di ghiaccio. Il mio ottimo umore nero adidas sgualcisce a vista d'occhio. Comunque, fino a che sono qui, non voglio vedere tristezza sul volto di alcuno...ma i volti sono speccho e io non voglio che venga il domani, troppo grave la sua presenza per le mie spalle curve.
Anima inquieta come altre volte prima d'ora, eppure come mai prima d'ora. Do a chi di dovere le frasi giuste per sentirsi dalla pare giusta del rapporto. Chi sceglie sa scegliere, l'incapace arranca aspettando il divino, divinante, divinatorio.
Non si piange sul latte versato, tantomeno su quello ancora da versare.
Non infangherò qui il nome buono, la persona dolce che mi è prossima nonostante tutto. A lei il mio grazie.
venerdì, marzo 24, 2006
Quello che (così in un momento) penso
Posto la mia risposta ad una mail dove si denunciava la mutilazione operata dalla "legge islamica" ai danni di un bambino di 4 anni sorpreso a rubare il pane, denuncia alla quale seguivano le considerazioni sull'islam che è facile immaginare.
Preciso che trovo l'atto descritto nella mail terribile, che non sono rimasto certo impassibile davanti alle foto allegate. Ho dovuto fare un significativo sforzo per cercare di superare l'emotività del momento e riflettere sulla cosa seriamente.
Testo mail (presentazione in powerpoint):
Un bambino di 8 anni preso ad un mercato in Iran mentre RUBAVA del Pane ...
...viene punito in nome della legge Islamica.
il suo braccio viene SCHIACCIATO da un’automobile.
Il bimbo ne perderà l’uso definitivamente.
...Religione di Pace, Amore, Predono e Tolleranza... (foto shock seguono)
...e noi spendiamo i NOSTRI soldi pubblici per aiutarli a costruire le loro MOSCHEE nel nostro paese, e ci sentiamo in colpa per aver offeso la loro SENSIBILITA' (poverini !!) con delle VIGNETTE irriverenti...e ci scusiamo quando gli Israeliani (Cattivoni!!) si arrabbiano un po’ troppo quando vengono fatti saltare in aria sui loro autobus...
Fare discorsi del tipo: "è stupido fare di tutta l'erba un fascio" oppure "come ci sono cristiani e cristiani ci sono mussulmani e mussulmani", frase quest'ultima a cui potrebbe venire obbiettato che non ci sono (più) cristiani che fanno cose simili (o meglio che sono molto più bravi a nasconderle), o ancora "i nostri soldi pubblici finanziano le loro moschee nei nostri paesi, mentre molti dei nostri soldi privati (ma non solo privati) hanno finanziato l'istaurarsi, quando ciò era utile, di molti dei terribili regimi di cui ora parliamo con disprezzo", fare discorsi di questo tipo e mille altri simili non serve: ognuno da entrambe le parti (ammesso siano due) sceglie cosa vedere della realtà e sceglie come interpretarlo.
L'esistenza umana è incerta e l'incertezza genera timore...il modo che nei secoli l'uomo ha trovato più appagante per rispondere al timore è stato incarnarlo, creare un nemico ben definito, senza sfumature, "cattivo e basta", crearlo e farlo bersaglio di tutta la paura e l'odio conseguente che l'incertezza gli ha messo in corpo.
Una sola cosa mi piacerebbe sapere dai "paladini della cultura occidentale", esattamente quale cultura state difendendo? Quella delle crociate? A me risulta, forse a torto, che nella nostra cultura ci siano valori come l'importanza della ragione (e dell'agire secondo ragione oltre che secondo istinto e sentimento), come la tolleranza, il rispetto per la vita umana SEMPRE e comunque, la repulsione per la violenza (quantomeno per quella "immotivata", lasciamo poi perdere il sadismo e la crudeltà gratuita).
Difendere la nostra cultura (anche se poi tanto nostra non è mi sembra di capire) non è una cosa banale, semplice come annichilire una minacciosa cultura altra, non lo è affatto se per contrastare quest'ultima usiamo mezzi che negano ciò che difendiamo.
Posso immaginare facilmente critiche come "demagogo del cazzo, ti viene facile parlare mentre quel povero bambino di 4 anni perde l'uso del suo braccio". E' vero, parlare (scrivere) dalla sicurezza di casa mia è facile, ma una domanda: qual'è la magica soluzione a tutto questo? Guerra? Muovere guerra ad ogni singolo paese islamico integralista (che abbia ovviamente un "interesse strategico"), poi a quei paesi moderati che diventassero integralisti per reazione? E poi? Sperare che si instauri...un regime democratico? I fulgidi esempi di come una simile soluzione possa essere praticata ci abbagliano con la loro attualità! Uno stillicidio di morti giornaliere, guerriglia tra diversi gruppi etnici o religiosi o tra loro e le forze di occupazione/pace; governi "democraticamente eletti" rappresentativi forse della sola capitale, sicuramente graditi (o almeno non sgraditi) alle forze occupanti/di pace (il che di per se non è democratico, ma per ora sorvoliamo sui limiti della democrazia), caos e morte nel resto del paese. Magari dobbiamo aspettare (ancora) prima che la cosa funzioni…ma i presupposti mi pare che manchino.
E in tutto questo, che fine ha fatto quel bambino? Sua madre, suo padre, i suoi fratelli e sorelle? Forse non c’è il tempo di schiacciargli il braccio per fare “giustizia”, forse è meglio un esecuzione sommaria da parte di qualche miliziano invasato, di qualche “terrorista”, o magari forse è meglio dargli la morte con una bomba, accidentalmente, solo perché passava di li.
Genia malata! Visto?! Sono violenti, si massacrano tra loro, sono indegni della democrazia che appartiene ad una cultura superiore.
E allora? Soluzione? Qualcuno ha già affrontato un problema simile…qualcuno che è nato nel cuore dell’occidente…la soluzione era quella finale (o definitiva), la genia in questione sarebbe stata annichilita, completamente, nulla, nessuno sarebbe rimasto.
Dov’è finita la “cultura occidentale”? Dov’è finito quel bambino di 4 anni (ovviamente si dovrebbe annichilire anche lui! E’ portatore, più o meno sano, ma comunque portatore dei geni sbagliati, o dell’etnia sbagliata, o della cultura sbagliata)?
Un’ultima breve serie di domande: il regime di Saddam (oltre ad essere stato, il che è arcinoto ma sembra non abbia molto peso, messo in piedi da “noi” occidentali) non era forse un regime laico? La legge del taglione non è…come dire…desueta, vecchiotta, caduta in disuso? Se una persona commette una nefandezza, una mostruosità, questo ci legittima ad agire nello stesso modo contro di lei? Quello che è successo nelle prigioni di Abu Ghraib e Guantanamo era lecito, o forse GIUSTO perché è successo a schifosi criminali? Chi erano quei e quelle giovani che hanno agito in quei luoghi? ma SOPRATTUTTO, perchè cazzo alla maggior parte della gente frega qualcosa, o ancora peggio, perchè la maggior parte della gente sa qualcosa del bambino mutilato dalla legge islamica, o della donna costretta (controvoglia?) a mettersi il burka solo quando il mondo, pardon, "il terrorismo islamico intacca la nostra sicurezza”?
Ovviamente a queste domande ognuno può rispondere come crede (ancora).
giovedì, marzo 23, 2006
Leggerezza, ovvero: Lode, lode, lode all'ipnorospo.
Mi piacciono abbastanza i Portishead a questo primo ascolto, ogni tanto mi ricordano un pò gli skunk anansie.
E' sempre una piccola sorpresa quando scopri a chi appartengono canzoni che saltano fuori dalla memoria senza un titolo e senza un cantante, o che magari una pubblicità ti ha fatto conoscere senza raccontarti nulla di loro (ovviamente non parlo delle pubblicità delle tre aziende di telefonia...anche la canzone più bella te la fanno odiare): "Aaaa! Ma allora era dei Portishead!".
Domani sera festa. Si conosce gente nuova. Mi metterò il mio umore migliore per l'occasione. Pensavo a quello verde vellutato, o forse quello Blu elettrico...non so. Spero che nessuno ci versi sopra cocktail di sorta. Chissà se riesco a non ammazzarmi d'alcol entro i primi dieci minuti (amici ancoranti, fate il tifo per me!!).
Concludo dicendo: il plenipotenziario g. è l'unico Brio ed io vorrei essere il suo anacoreta.
sabato, marzo 18, 2006
V for Vendetta: non dovrebbero essere i popoli a temere i propri governi, ma i governi a temere i propri popoli
Da tanto tempo non uscivo dalla sala affascinato e un pò stordito.
Da tanto non ero preso dalla voglia di consigliare al maggior numero possibile di persone la visione di un film.
Stasera, con l'amico Michele, ho visto V for Vendetta. Una sorpresa, un film di cui non avevo sentito parlare se non da poco tempo e in modo confuso. A giudicare dalla locandina e dal trailer visto in tv non gli avrei dato molto credito. Fortunatamente commenti entusiasitici di chi l'ha visto in anteprima mi hanno dato la spinta finale per andare a vederlo.
Veramente un ottimo film, uno di quei film che continui a gustarti a lungo, dopo essere uscito dallla sala, mentre ripensi alle frasi ed alle immagini che ti hanno colpito, mentre ipotizzi significati e li arricchisci di riflessioni, mentre sovrapponi la narrazione alla quotidianità cercando similitudini e differenze.
Un film ottimo il cui primo pregio sta nel trattare temi più che noti, anzi spesso abusati, sviliti, privati del loro significato più profondo, con una qualità nei dialoghi e nella sceneggiatura (per altro stabile per tutta la durata del film) tale da non fare pensare mai, sulle due ore di film, "che noia", "frase scontata", "sviluppo banale", ma da toccare e da coinvolgere sempre e comunque, con reali sorprese e, addirittura, una dose d'azione, per giunta hollywoodiana, così ben dosata e discreta da non stonare ne svilire affatto il tutto, ma anzi, in grado di sottolineare i punti più drammatici.
Amplissimi sono i riferimenti alla letteratura antiutopica di Orwell, Huxley, Bradbury, anche se con un mesaggio di fondo fortemente positivo, una profonda fiducia nell'avvenire e nella capacità degli uomini di agire per il miglioramento, un lieto fine (benchè dolceamaro) che, questa forse l'unica vera pecca del film, si subodora fin dalle prime scene visto il gran numero di "antagonisti dotati di buone intenzioni" e di fin troppa umanità che smorzano la durezza del regime totalitario ipotizzato nel film. Voglio precisare che questa pecca non rende comunque meno pregevole una trama non banale ne scontata, sviluppata con cura e stile e perfettamente godibile.
Chi ha scritto le battute, soprattutto quelle di V, è un virtuoso: veramente belli e godibili i dialoghi e memorabili alcune frasi.
Che dire, vi consiglio caldamente di andare a vederlo.
giovedì, marzo 16, 2006
Domanda inutile
Se mi venisse chiesto "Che cosa vuoi da me?", pochi sarebbero coloro ai quali saprei rispondere, ed io, di certo, non sarei nel novero di costoro.
Come possono germogliare altro che pallidi e deboli steli ritorti senza la luce del sole?
giovedì, marzo 09, 2006
Auguri
Pare che una manciata di decenni fa, più di un centinaio di lavoratrici tessili siano morte arse nella fabbrica dove lavoravano. La data ed il contesto preciso sono oggetto di discussione.
Quelli che sostengono la prima versione (la più gettonata in Italia), asseriscono che l’incendio fu doloso, ad opera del datore di lavoro, tale Mr. Johnson, proprietario della Cotton, industria tessile, che appiccò le fiamme per punire le operaie che avevano scioperato contro le condizioni di lavoro inumane alle quali erano sottoposte, dopo averle chiuse dentro lo stabilimento.
Altri parlano invece di un “incidente” (questa sarebbe la versione più accreditata) avvenuto presso lo stabilimento della Triangle Shirtwaist Company, dove circa 146 operaie erano state rinchiuse dai due proprietari, timorosi che rubassero o facessero troppe pause. Quando l’incendiò scoppiò, imprigionate al decimo piano, non ebbero via di scampo.
“Auguri, Buona festa della donna”
“Grazie.”
Sorride felice.
“Guarda, mi hanno regalato la mimosa. Che bella!”
“Sei contenta?”
“Si! Nessuno pensa mai a me.”
Festa o commemorazione?
“Ma secondo te si dovrebbero fare gli auguri?”
Sembra infastidita.
“Non lo so, francamente non lo capisco. Ad alcune fa piacere, ad altre no.”
“E’ una stronzata. Che senso ha fare gli auguri. L’8 marzo serve a ricordare gli abusi e le lotte delle donne. Delle donne, l’otto marzo sono morte bruciate per colpa dei loro datori di lavoro. Cosa c’entra tutto questo con gli auguri? Con la mimosa? Con lo sconto del 50% per la depilazione “in occasione della festa della donna”? Qui siamo in un’università, ci dovrebbe essere gente con un minimo di cultura. Ma come si fa?!”
Nella postmodernità tutto è stato già detto, non è della sostanza delle argomentazioni, del senso che veicolano che ci si cura, ma solo della capacità di chi le propina di venderle, della loro “freschezza”, “giovinezza”, del loro essere “accattivanti” e “trendy”.
lunedì, marzo 06, 2006
LA RUBRICA DEI PICCOLI CONSIGLI UTILI PER L'INTRICATA E TUMULTUOSA VITA DI TUTTI I GIORNI, OVVERO L'INGEGNO E L'ARGUZIA AL SERVIZIO DELLE CAZZATE.
Oggi cielo azzurrino con nuvolette rosa/oro, il tutto molto pasquale.
Oggi il mio umore era tutt'altro che pasquale.
Non mi sembra il caso di farmi prendere la mano, quindi:
"Tyler, lei è, finora, l'amico porzione singola più interessante che io abbia mai conosciuto. Io ho quest'idea, sull'aereo tutto è porzione singola, anche le persone."
"Ah, ho capito. E' molto acuto."
"Grazie."
"E le da soddisfazione?"
"Cosa?"
"Essere acuto."
"Tanta."
"Continui pure allora, continui pure. Aaah. Ora una questione d'etichetta: mentre passo, le do il culo o il pacco?"
Fight Club, David Fincher, da un romanzo di Chuck Palahniuk
Dopo questa citazione, passiamo a spiegare questa nuova brillante idea. Si tratta banalmente di postare tutti quei piccoli "consigli caserecci" TM, quelle "ingegnose soluzioni" TM, simpatiche "perle dell'arte di arrangiarsi" TM che possono aiutare il "soggetto tipo" TM a risolvere "piccoli e fastidiosi problemi quotidiani" o a migliorare in misura risibilmente impercettibile la propria qualità di vita. Siccome non c'è nulla di più chiaro di un esempio:
==> LATTINE AGITATE: La vostra simpatica lattina (o bottiglia) contenente l'ancor più simpatica bibita gasata è rotolata giù dall'apposito vano del distributore sbattendo contro le pareti? Due simpatici amici ubriachi ci hanno giocato lanciandosela cercando di farsi del male fisico per scoprire se lo sentivano o meno? L'avete lasciata distrattamente nel vostro agitatore da laboratorio di fiducia acceso? Insomma, avete motivo di ritenere che la bibita in questione sia un pò agitata e non veda lora di schiumare tipo l'esorcista?
Picchiettatela per un pò con il dito sulla parte superiore, poi apritela. Se la picchiettatura è durata abbastanza a lungo, nessun geyser vi investirà, altrimenti...picchiettate di più la prossima volta.
PS: l’evidenza empirica è ancora scarsa, insufficiente per stilare un modello più accurato e robusto, confido nella partecipazione di sperimentatrici e sperimentatori (il femminile va rigorosamente prima. E’ una questione di compensazione in attesa che i cruscanti avallino l’uso del neutro in questa fallocratica e omofoba lingua che è l’italiano)
domenica, marzo 05, 2006
Sono il piccolo centro caldo dell'universo
Il mondo è nero d'asfalto bagnato, è verde, blu elettrico dei neon dietro le vetrine. Il mondo è un corpo immenso che urla d'agonia ma è ancora pieno di vita. Il mondo è un aggregato minerale e organico putrescente e cangiante.
Il mondo è uno spiazzo grigio in mezzo a parallelepipedi arancioni. A primavera il mondo si riempie di luce, di speranza, si riempie di una strana frenesia che ogni cosa che esiste nel mondo alimenta e patisce. Allora il mondo si rinnova, allora il mondo marcisce.
Il mondo è una notte allucinata, scura e acida, troppo rossa, dolce e amara, una notte gialla e frizzante, troppo lenta, troppo veloce. Prosegue senza meta, su muri di cemento e mattoni dove spezzarsi le unghie, oltre cancellate di ferro verniciate di grigio, troppo alte. Il mondo è fatto di facce senza un motivo intelligibile, senza un posto, così strane dopo anni.
Il mondo è il posto che non hai, ma che pretendi di credere di avere. Eppure, tutto ciò che è al mondo ci sta per caso: è il caso il posto, è il caso il senso, dunque non c'è posto, dunque non c'è senso.
Il mondo è una giornata terribilmente lunga, decapitata. Una giornata che cominci a guardare mentre il sole è prossimo allo zenit. Una giornata in cui la luce scivola viscida verso l'ombra, come acqua sporca giù nello scarico del lavandino: l'oro dozzinale che si fa argento d'accatto sotto nubi grige, diventa lentamente arancione che mente una tranquillità che non c'è, poi rosso dell'angoscia e del rimorso, infine nero. Il nero può essere tante cose: disperazione, patimento, rassegnazione, distacco.
Il mondo è quello che guardi appannato, attraverso occhi cisposi e miopi, sforzati, esposti a radiazioni inutili, a scritture minute mentre fai dell'ignoranza, del rimpianto e del lamento i padroni del tuo tempo già passato e i creditori di quello futuro, mentre accetti che se lo giochino con
Il mondo è la stupida mattina calda dopo la felicità che ti ha fatto dormire poco la notte, il preludio all'abnorme cazzata che rovinerà tutto, che hai già vissuto mille volte, che scatta, molesta, sempre più rapida, che incenerisce i tuoi testicoli spirituali e ti ridà le tue lagnanze.
Il mondo è lo stupido delirio, la rabbia senza obiettivo che monta mentre ti osservi fare tutto ciò. Non puoi odiare nessuno, non ti permetti nemmeno di odiare te stesso seriamente: l'autodistruzione non è cosa da bravi ragazzi, e siccome ti ci trovi ad esserelo ancora troppo, la tua autodistruzione è una ridicola parodia.
Sono il piccolo centro caldo dell'universo.