Tempo fa, in circa un estate, ho letto il ciclo completo di Dune, di Frank Herbert.
Qualcuno forse ne avrà sentito parlare, infondo, a parte i libri (ne sono usciti di nuovi con la stessa ambientazione ad opera del figlio se non erro), Lynch ci ha fatto un film con Sting come interprete, ci hanno fatto pure vari videogiochi (Dune 2 è una pietra miliare nel filone degli strategici in tempo reale), ci hanno fatto varie serie televisive (ne ricordo almeno due) e Lucas ha affermato che senza la saga di Herbert non ci sarebbe stato Guerre Stellari (e, a prescindere dal giudizio che si può avere sulla presente saga, non si può certo negare che abbia avuto il suo porco successo).
Perché parlo di Dune? Per una cosa in particolare, ovvero per il fatto che in questa saga, molto spesso si faceva riferimento ad un "terribile scopo" che gravava sulle spalle del personaggio principale, Paul Atreides. Non ho intenzione di sintetizzare la trama e tanto meno di fare spoilering.
Questo concetto mi ha colpito, tanto da restarmi in testa e saltare fuori di quando in quando. Ha un che di grandioso, di ineluttabile, di solenne, per quanto anche un qualcosa di pericoloso (terribile appunto), riguarda una finalità, un destino, un futuro inevitabilmente scritto che vede chi ne è oggetto al centro dell'immensità del possibile.
Non so nemmeno bene io cosa voglio dire, ma qualche giorno fa, parlando con Chiara, mi sono sorpreso a fare delle riflessioni rispetto alle mie aspettative sul mio avvenire. E' venuto fuori che, per quanto da piccolo mi sentissi assolutamente inadatto a pressoché qualsiasi cosa degna di nota, coltivavo, alle volte, l'idea di poter diventare una persona veramente importante, una persona che sapesse fare qualcosa che nessun'altro sapeva fare o che nessun'altro sapeva fare così bene. Non si parlava di qualcosa di relativamente piccolo, ma almeno di ambito nazionale.
Beh, da parecchi anni non è più così, non nel senso ovvio che ho ridimensionato le mie aspettative di bambino riportandole ad una visione più realistica, ma che non ho più alcuna grandiosa aspirazione, non mi sento più dotato di alcun particolare talento, potenziale o già manifesto. La mia aspettativa è quella di situarmi tra la stragrande maggioranza delle persone con caratteristiche socio-demografiche simili alle mie e non essere distinguibile, se non dalle persone a me più vicine in termini meramente emotivi.
Nulla, insomma, ho già detto che non so nemmeno io che cosa voglio dire...riflettevo su come si possa passare dal desiderio di distinzione assoluta, all'accettazione dell'anonimato (metteteci tutte le virgolette del caso, non penso che sarò grigio e senza identità, solo che non spiccherò in modo particolare).
Forse sono terribilmente strano per l'epoca in cui vivo, o forse sono terribilmente normale, o forse ancora tutte queste paranoie derivano dal fatto che sono in tesi e che non mi va di fare assolutamente nulla per smettere di essere in tesi (tipo finire la tesi). Non lo so, non metterò in ordine questi pensieri, se fossi capace di mettere in ordine qalcos'altro adesso come adesso, la lista sarebbe lunga (e al primo posto ci starebbero i capitoli ed i paragrafi della mia tesi). Ancora una volta, chi vuole dire qualcosa è bene accetto.
E comunque l'idea di "terribile scopo" e tutta la sua aura di drammatica imponenza continuano ad esercitare su di me gran fascino.
Qualcuno forse ne avrà sentito parlare, infondo, a parte i libri (ne sono usciti di nuovi con la stessa ambientazione ad opera del figlio se non erro), Lynch ci ha fatto un film con Sting come interprete, ci hanno fatto pure vari videogiochi (Dune 2 è una pietra miliare nel filone degli strategici in tempo reale), ci hanno fatto varie serie televisive (ne ricordo almeno due) e Lucas ha affermato che senza la saga di Herbert non ci sarebbe stato Guerre Stellari (e, a prescindere dal giudizio che si può avere sulla presente saga, non si può certo negare che abbia avuto il suo porco successo).
Perché parlo di Dune? Per una cosa in particolare, ovvero per il fatto che in questa saga, molto spesso si faceva riferimento ad un "terribile scopo" che gravava sulle spalle del personaggio principale, Paul Atreides. Non ho intenzione di sintetizzare la trama e tanto meno di fare spoilering.
Questo concetto mi ha colpito, tanto da restarmi in testa e saltare fuori di quando in quando. Ha un che di grandioso, di ineluttabile, di solenne, per quanto anche un qualcosa di pericoloso (terribile appunto), riguarda una finalità, un destino, un futuro inevitabilmente scritto che vede chi ne è oggetto al centro dell'immensità del possibile.
Non so nemmeno bene io cosa voglio dire, ma qualche giorno fa, parlando con Chiara, mi sono sorpreso a fare delle riflessioni rispetto alle mie aspettative sul mio avvenire. E' venuto fuori che, per quanto da piccolo mi sentissi assolutamente inadatto a pressoché qualsiasi cosa degna di nota, coltivavo, alle volte, l'idea di poter diventare una persona veramente importante, una persona che sapesse fare qualcosa che nessun'altro sapeva fare o che nessun'altro sapeva fare così bene. Non si parlava di qualcosa di relativamente piccolo, ma almeno di ambito nazionale.
Beh, da parecchi anni non è più così, non nel senso ovvio che ho ridimensionato le mie aspettative di bambino riportandole ad una visione più realistica, ma che non ho più alcuna grandiosa aspirazione, non mi sento più dotato di alcun particolare talento, potenziale o già manifesto. La mia aspettativa è quella di situarmi tra la stragrande maggioranza delle persone con caratteristiche socio-demografiche simili alle mie e non essere distinguibile, se non dalle persone a me più vicine in termini meramente emotivi.
Nulla, insomma, ho già detto che non so nemmeno io che cosa voglio dire...riflettevo su come si possa passare dal desiderio di distinzione assoluta, all'accettazione dell'anonimato (metteteci tutte le virgolette del caso, non penso che sarò grigio e senza identità, solo che non spiccherò in modo particolare).
Forse sono terribilmente strano per l'epoca in cui vivo, o forse sono terribilmente normale, o forse ancora tutte queste paranoie derivano dal fatto che sono in tesi e che non mi va di fare assolutamente nulla per smettere di essere in tesi (tipo finire la tesi). Non lo so, non metterò in ordine questi pensieri, se fossi capace di mettere in ordine qalcos'altro adesso come adesso, la lista sarebbe lunga (e al primo posto ci starebbero i capitoli ed i paragrafi della mia tesi). Ancora una volta, chi vuole dire qualcosa è bene accetto.
E comunque l'idea di "terribile scopo" e tutta la sua aura di drammatica imponenza continuano ad esercitare su di me gran fascino.
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