Avevo l'abitudine di pensare all'assurdo come qualcosa di eccezionale, di fuori dagli schemi e quindi di infrequente, qualcosa di isolabile, di circoscrivibile da cui prendere le distanze.
Convinzione sbagliata...o almeno, questo è quello che ho cominciato a pensare da qualche tempo a questa parte. L'assurdo è dietro ad ogni angolo, quotidianamente, parlando con ogni persona, lo trovi quando ti accorgi che ognuno ha i suoi propri riferimenti in merito a cosa è "razionale" e a cosa è "sensato", che l'aura di universalità di queste parole è solo apparente.
Ogni testa è un universo a se stante ed ha una propria "razionalità", certo, l'appartenenza a specifiche gruppi, culture, società influenza questa "razionalità" e rende in certa misura simile quella di due persone con la medesima appartenenza, ma non ci sono più identità totali, ognuno si caratterizza per appartenenze molteplici e comunque la "uniformità" della razionalità richiesta/imposta dal gruppo/cultura/società (forse per fortuna) non è totale, ma è la minima indispensabile.
L'assurdo, o meglio "l'etero-razionale" se non proprio l'assurdo, è un oceano profondissimo ed "il comune buon senso", "la razionalità" sono funzioni sociali artificiali che formano una sottile patina sulla sua superficie.
(mentre finisco di scrivere ho già maturato delle obiezioni da muovere a me stesso ed al mio discorso, ma penso che lo lascerò come fotografia di un momento di solitudine esistenziale e mi accoderò ad eventuali commenti altrui :) )
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