La marcia silenziosa dei confratelli si arresta nel grande salone del Capitolo. Ognuno raggiunge il posto assegnato come da istruzioni. Il Maestro dei novizi, Fratello Palagus ti ha voluto in prima fila, al centro dello schieramento. Ricordi distintamente quanto ti è stato detto la sera prima:
Sua Eminenza, l’Arcievangelizzatore Kaspar Ruhm deve essere persuaso che i giovani che il nostro convento propone come missionari sono più che degni di assolvere al loro importante compito, con la grazia ed il sostegno della Divina Volontà del Santissimo Imperatore.
Queste sacre mura hanno una storia antica ed onorata che abati scellerati ed usurpatori del Santo Mandato hanno quasi del tutto disperso. Ma la Provvidenza Divina ci ha mandato un uomo la cui tempra saprà ristabilire il buon nome dell’Abazia di San Demetrius.
Il Reverendo Abate Cornelius si è raccomandato grandemente con me perché inculcassi ai novizi la ferrea disciplina ed il severo rigore che fecero del nostro Ordine uno tra i più riveriti Ordini Missionari di tutta l’Umanità. Così ho fatto, ho portato il vostro Spirito Immortale al calor bianco, l’ho percosso con il maglio della fede fino a dargli forma compiuta, infine, l’ho temprato nella gelida purezza della Volontà.
Di tutti gli uomini che sono rinati nella luce dell’Imperatore Dio nostro, tu sei il più promettente figlio mio, la tua perfezione nella vocazione è per me motivo di peccaminoso orgoglio ed innumerevoli sono le volte in cui, per questo motivo, ho dovuto mortificare la carne. Il Reverendo Abate concorda con la mia valutazione. Per questo motivo, guiderai i tuoi fratelli durante la cerimonia di domani e ti porrai alla loro testa durante la benedizione.
Sua Eminenza Ruhm potrà verificare l’incrollabile dedizione dei nuovi servitori della Sacra Parola che questo Venerando Tempio offre al Santissimo Imperatore.
Il portale laterale dietro il palco si apre. L’imponente figura dell’Abate sorregge quella più esile e curva del vecchio Arcievangelizzatore, dietro di loro quattro membri della Confraternita dei Martiri Benedetti, coperti da una tonaca bianca con un teschio in fiamme sormontato dall’Imperator Signum radiante luce cucito sul petto.
L’Arcievangelizzatore è anziano e gracile. Mentre la voce tonante dell’Abate rimbomba nella grande stanza, rimane appollaiato al pastorale, gli occhi ridotti a due fessure.
L’Abate termina, preannunciando l’intervento dell’alto prelato. Ruhm si riscuote e sembra pervaso da un’energia sotterranea. Reggendosi al bastone copre la distanza che lo separa dal pulpito. La sua voce non è potente come quella del suo predecessore, almeno, non lo è in termini fisici: nonostante egli non urli, le sue parole arrivano distinte e chiare.
Con forte emozione, ti senti pervadere da un calore interiore che mai hai provato. Quella voce è la voce di un uomo che ha camminato, saldo nella fede, per anni, forse per secoli. La sua saggezza ha lo stesso spessore che puoi percepire durante la lettura degli Antichi Testi, ma il suo argomentare è vivo e palpitante. È certamente l’Imperatore, Patrono dell’Umanità, che si manifesta presso le sue labbra.
L’alto prelato percorre l’intera sala, le file di novizi allineati, con occhi resi ciechi dagli anni, ma in grado di scrutare le anime, illuminati dalla Fede. I suoi occhi si fermano su di te e ti senti schiacciato da quell’uomo curvo che ora, al tuo sguardo, sembra giganteggiare circonfuso di luce accecante. Senti che egli, e l’Imperatore attraverso di lui, ti chiama al tuo Sacro Compito.
La voce nella tua mente squassa ogni coscienza. Cadi in ginocchio soverchiato dall’estasi, mormorando lodi all’Altissimo.
Quando riprendi consapevolezza di ciò che ti circonda ti trovi negli appartamenti privati dell’Abate. Sei in piedi, davanti al seggio nella sala delle udienze. Rhum vi è assiso, alla sua destra Cornelius, alla sinistra Palagus, dietro di loro i quattro membri della confraternita.
Subito ti lasci cadere nuovamente in ginocchio.
- Figlio mio, la tua trance è segno. L’Imperatore stesso ti chiama. Sulle tue spalle grava la salvezza di milioni di anime. Il tuo compito, la tua Missione non ti porterà, come invece i tuoi confratelli, presso i limiti temporali del Suo Regno, che nello spirito non ha confine.
Il corpo dell’uomo è limitato ed imperfetto, una prigione per la sua anima, ma anche un tempio dove l’anima si prepara all’ascensione, e solo quando è pronta può lasciarlo. Per questo l’Imperatore Dio nostro, nella Sua Imponderabile Saggezza ce ne ha fatto dono. Il corpo dell’Imperium è malato figlio mio, esso è infestato da ulcere cancerose che ne minano la forza, ne indeboliscono la tempra che lo espongono alla mercé del Nemico nelle sue molteplici manifestazioni.
Per questo motivo tu, figlio diletto, non lascerai questo pianeta, tu scenderai nei suoi recessi e porterai la luce a coloro che, pur trovandosi nel Suo Grembo, l’hanno smarrita. Vivrai con loro, parlerai con loro, li conoscerai e ne farai fedeli ferventi non già con la forza dei tuoi muscoli, ma con la fulgida ragione e con le opere che, ispirate dal tuo Santissimo Patrono, sapranno riportare i puri, che vivono per ignoranza nel peccato, alla cospetto del Suo Sguardo.
Alzati ora figlio mio diletto, accetta la mia benevolenza e la mia benedizione, in Nomine Domini Nostri Imperator Umanitatis…
FRAMMENTO A001 - PSICOSONDA ALPHA - SOGGETTO I-PA-99
> REFERENTE INQUISITORIO: ***********CENSURATO***********
Nessun commento:
Posta un commento