- Caparezza - Un Vero Uomo Dovrebbe Lavare I Piatti -
Ad un certo punto, oggi, ho deciso che odio il mondo, che è come dire che odio me stesso, il che tendenzialmente è vero, anche se non è certo esaustivo.
Ci sono momenti in cui mi sembra che nessuno mi capisca. Ho imparato che quelli sono i momenti in cui sono io a non capirmi, o meglio, a fare finta di non capirmi, a non capire le necessità del momento. Questo non risolve di per sé granché: la consapevolezza è il primo passo, sicuramente, ma non è l'ultimo e nemmeno il secondo.
Il vecchino che chiede "un tozzo di pane" è tornato, ma nemmeno oggi monetina. Forse domani un pacchetto di craker o simili. Certo, volessi fare le cose per bene dovrei comprarli io i craker, non prenderli dalla dispensa di casa, attualmente riempita dai miei genitori.
Benchè odiassi il mondo, oggi, il mondo non sembrava odiarmi più di tanto: un immane concentrazione di persone mi ha chiesto indicazioni stradali in almeno 4 lingue. Ovviamente, se io che abito a Bergamo da più di dieci anni, non ricordo ancora il nome della maggior parte delle vie della mia città, è facile intuire quanto possa essere stato d'aiuto parlando di Milano.
Il mio pensiero più gettonato degli ultimi giorni consiste più o meno in: "noi sociologi, per il fatto che studiamo la socializzazione, i luoghi comuni, gli stereotipi, ecc. a volte finiamo per sentirci superiori ed esterni a tutto ciò...ovviamente non è così".
Infine, stasera, sul treno in ritardissimo, pieno zeppo, con solo posti in piedi in mezzo alla calca calda, umida e mal illuminato tipo stalla-pisolino-time, mi "sparavo" film assurdi di immagini deliranti in rapida sequenza dentro la testa, il tutto senza aver assunto alcun ché.
Il vecchino che chiede "un tozzo di pane" è tornato, ma nemmeno oggi monetina. Forse domani un pacchetto di craker o simili. Certo, volessi fare le cose per bene dovrei comprarli io i craker, non prenderli dalla dispensa di casa, attualmente riempita dai miei genitori.
Benchè odiassi il mondo, oggi, il mondo non sembrava odiarmi più di tanto: un immane concentrazione di persone mi ha chiesto indicazioni stradali in almeno 4 lingue. Ovviamente, se io che abito a Bergamo da più di dieci anni, non ricordo ancora il nome della maggior parte delle vie della mia città, è facile intuire quanto possa essere stato d'aiuto parlando di Milano.
Il mio pensiero più gettonato degli ultimi giorni consiste più o meno in: "noi sociologi, per il fatto che studiamo la socializzazione, i luoghi comuni, gli stereotipi, ecc. a volte finiamo per sentirci superiori ed esterni a tutto ciò...ovviamente non è così".
Infine, stasera, sul treno in ritardissimo, pieno zeppo, con solo posti in piedi in mezzo alla calca calda, umida e mal illuminato tipo stalla-pisolino-time, mi "sparavo" film assurdi di immagini deliranti in rapida sequenza dentro la testa, il tutto senza aver assunto alcun ché.
4 commenti:
Anche io e Giulio una volta pensavamo a tutto ciò, si trattava di testi di canzoni. Molti testi di canzoni che amavamo erano, ad un ascolto più attento, terribilmente superficiali dal punto di vista sociologico, soprattutto le canzoni di protesta. E rimanevamo così, con la puzza sotto il naso (e sotto il naso mio e di giulio ce n'è di puzza...). Ma non mi sono preoccupato, in fondo non scrivo canzoni.
gio
non volevo dire che ce n'è molta, ma ce n'è sta. questione di dimensioni del naso
A) FINALMENTE UN COMMENTO! GRANDE GIO.
B) Non sono sicuro di averlo capito
a dire il vero non sono sicura di averlo capito neanche io,come in un certo senso non sono sicura di aver capito del tutto il post,solo una cosa posso dire con quasi sicurezza...leggerò con + attenzione questo blog,ci sono capitata oggi per la prima volta per caso,nel frattempo ti dico che secondo me è colpa del mese di ottobre.
Saluti
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