Ora ho un motivo più concreto per provare fastidio per qualsiasi culto organizzato.
Come ogni organizzazione hanno una struttura più o meno gerarchica e hanno dei capi. Anche questi capi religiosi, seppure da principio o nelle dichiarazioni pubbliche non accentrano su di se particolari prerogative, anche se chiamano se stessi esclusivamente "guide", intendendo con quest'etichetta che la loro unica funzione è quella di aiutare i credenti ad avere fede, acquisiscono un certo potere.
Benché alcuni si definiscano "inviati di Dio" o simili, si tratta sempre di uomini, come uomini sono i loro sottoposti ed i fedeli. Benché molti di loro si dicano umili, molti tra loro non esiteranno ad utilizzare il loro potere per il loro interesse. Il fatto che siano sinceramente convinti di ciò che predicano o che lo usino come copertura per raggiungere scopi assai più personali, fa poca differenza.
La caratteristica peculiare del potere che possono esercitare è la possibilità di fornire agli uomini-credenti uno dei migliori motivi per manifestare la propria codardia. Qualcuno, penso Kant, ha fatto notare che la morale dovrebbe essere autonoma, non eteronoma, che si dovrebbe agire secondo ciò che si ritiene giusto per il solo fatto che, appunto, lo si ritiene giusto, non per la paura di punizioni extraterrene. Tanto peggio, seguendo questo ragionamento, sarebbe non fare ciò che si ritiene giusto soltanto per la paura di punizioni ultraterrene.
Certo, poi, volendo essere un pò più cinici, non sono o solo le punizioni ultraterrene, ma quelle terrene che spesso spaventano, anche perchè il potere di cui sopra, anche se ha caratteristiche particolari derivanti dalla natura della sua fonte, mantiene comunque influenza concreta nel mondo reale, visto che si tratta sempre di un potere umano.
Queste punizioni terrene possono essere, per esempio, l'ostracizzazione, l'allontanamento dal gruppo. Non c'è bisogno di essere eccessivamente cinici, queste punizioni spaventano non necessariamente o non soltanto in ragione del fatto che si viene estromessi dalla gestione o dal godimento degli effetti di quel potere, proprio del gruppo e del suo vertice, ma anche perchè, eventualmente, possono privare della stima, del rispetto, dell'affetto di persone care facenti parte anch'esse di quel gruppo.
Certo, è il "solito discorso individualismo-collettivismo", ma con qualcosa in più. Non sono così materialista da pensare che l'aspetto religioso della questione non dia al tutto un "valore aggiunto", specie nel caso di persone che sinceramente credono, poiché sono abbastanza convinto che ciò che è ritienuto reale finisce per avere effetti reali.
Probabilmente le mie sono farneticazioni scritte di getto, si tratta più che altro di un flusso di coscienza che segue il filo di un ragionamento e non di una tesi già raffinata semplicemente esposta. Questa è una riflessione aperta a contributi e allo stesso tempo uno sfogo. Chiunque voglia partecipare è dunque invitato a lasciare i suoi commenti.