sabato, giugno 09, 2007

Occhiali...


Porto occhiali nuovi per vedere da lontano...

Sotto la luce più forte mi proteggono dal riflesso, così che ogni paesaggio mi appare definito in ogni suo minuto particolare, tagliente, assurdamente preciso.

Noto infinite somiglianze con infinite persone, a volte sono io che mi proietto fuori da me per guardarmi meglio (con un paio di occhiali nuovi), a volte ho la reale certezza di aver percorso la stessa strada (e quando dico stessa intendo proprio quella, con un grado di approssimazione assai buono), provato le stesse cose.

Alla faccia del "siamo tutti soli" e corollari.

Porto occhiali nuovi per vedere da lontano, ma avere una facoltà nuova a cui abiruarsi richiede tempo e ancora non sono nè profeta nè pianificatore.

Anche questa volta non scrivo gran che d'interessante, ma continua a dispiacermi troppo lasciarlo finire...(il blog)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma perchè quegli occhiali nuovi?
"E' per avere più carisma e sintomatico mistero"
Bè, dovrebbero essere da sole.

Ciao Mr B. quando, nell'ormai lontano inverno del 1982 uno spermatozoo e un ovulo dei miei parenti più prossimi si unirono, ebbero il buonsenso di trascurare difetti alla vista, per dedicarsi a difetti ben migliori. Alle elementari provavo gli occhiali dei compagni, idem alle medie, idem alle superiori. "E non farlo che ti va giù la vista" e ti viene il mal di testa e da vomitare, aggiungo! Quindi sono sempre molto incuriosito dai difetti oculari. In fondo, è proprio una questione di punti di vista: o di occhiali da sole.

Ciao

g.

Gert_dal_pozzo ha detto...

I pochi occhiali da sole da me posseduti nel tempo, lungi dal darmi "più carisma e sintomatico mistero" (forse funzionava nei primissimi anni ottanta, ma io ero appena nato), mi facevano sembrare o cmq sentire solo più tamarro.

Cmq nn credo ci sia niente di genetico, quantomeno niente di particolare, a parte la mia stupidità e la mania che avevo di leggere cose scritte in piccolo, con poca luce, per molto tempo, di ignorare gli avvisi "stai lontano dalla televisione" e simili.

Poi nn so, cmq fino ai 18 anni ero ipermetrope. Non ho ancora deciso come vedo la cosa. Molti mi dicono che con gli occhiali sto meglio, ma ieri mi hanno dato un fastidio terribile.

Anonimo ha detto...

Bruno! porco cazzo! basta con ste stronzate di far morire il blog! se lo dici ancora ti infilo un poster di angelo calabrese nel culo!
che non è bello.. poi uccido ciccio di nonna papera e ti metto il suo cadavere nel letto intanto che dormi.. tieni presente che già da viva è un essere maledettamente brutto, figurati come cazzo è da morta.. pensaci bene!
Who want to live forever

Anonimo ha detto...

Un vero pugno un faccia, una squisita madeleine che teletrasporta all'anno scolastico 1988-1989, e anche prima: www.fiorellapierobon.it guardate la gallery, impressionante.
Non si esce vivi dagli anni ottanta, tanto più se ci si è nati.

g.

Anonimo ha detto...

Ciao uomo, ti lascio un breve racconto che non so che fine farà:

Io non sono mica la tipa che…

«Io non sono mica la tipa che si tiene tutto dentro per tre anni e poi esplode! Ma cazzo!»
E lei gli parlava, lui faceva finta di ascoltare, intanto guardava incuriosito i quadri sulle pareti, uno in particolare, con un clown dall’aria triste.
«Va bè…ma perché dobbiamo stare a scazzare per queste cose…la vita è già piena di fastidi…»
Solita tecnica di Jujitsu psicologico, utilizzare la mossa dell’avversario facendoci leva per metterlo al tappeto. Non mostrare mai alcuna reazione, restare impassibili, anzi, nel momento di crisi sorridere: la mossa del nemico è quella che ci farà vincere la partita. Ci si riesce solo con anni di allenamento, e solo se si da importanza a quei momenti quanto ad un sacchetto di rifiuti umidi, o a una replica di uno spettacolo già visto. Si tratta di una tecnica in realtà estremamente raffinata, migliorata constantemente in anni di relazioni fallimentari con il sesso femminile.
«Io te le dico le cose che non vanno, te le dico subito a costo di essere noiosa! E non mi devi far passare per stronza solo perché dico le cose come stanno»
In effetti lo era, terribilmente. Terribilmente fastidiosa, pedante, permalosa, e neanche tanto bella, in fondo. Certo, un visino delizioso. Ma quella pancetta, perdio, quella pancetta. Quelle rare volte che scopavano e lei stava sopra, lui chiudeva gli occhi per non restare ipnotizzato su quel’addome prominente, sfondato e gonfio che gli cadeva poco sopra il cazzo. Dio che orrore! Una cosa come comprare un’Audi A8 usata e trovare della merda sotto i tappetini.
«La prossima volta che mi chiudi il telefono in faccia e dici cose come “Mi stai tediando” è finita!»
E buon Dio e speriamo che finisca, pensava lui, senza poterlo dire. Maledetta difficoltà a chiudere i rapporti anche quando non hanno più nulla né da da dire, né da dare.
«E ti ripeto che lo faccio perché non sono il genere di tipa che si tiene tutto dentro per tre anni e poi esplode!»
Finirono la birra dicendosi idiozie.
Lui immaginava questo.


Tre anni dopo.

Era cresciuta in maniera abnorme. Un corpo un tempo certo non longilineo, ma comunque non grasso, desiderabile, ora aveva sembianze mostruose, gonfio all’inverosimile, teso all’inverosimile, con la carne che si tendeva in maniera innaturale, grottesca, nei punti di giuntura particolarmente sensibili, come dietro le orecchie, o sotto il collo. Era come se l’avessero riempita d’aria. Era come se fosse ripiena di qualche strana sostanza, forse un liquido inserito con un compressore per via anale – naa, soluzione improbabile – forse una schiuma di quelle che si usano per riempire le fessure nei muri, le crepe nelle fondamenta delle case che stanno per crollare. Il dramma era che questa strana struttura osseo scheletrica reggeva un corpo che aveva la stessa altezza del precedente, circa un metro e sessanta, e che era ora più simile ad un Super Tele, sia per colorazione, un rossiccio scolorito da un’estate di giochi sulla spiaggia, che per tensione della pelle. Sembrava quasi che il primo che si fosse avvicinato con uno spillo, avrebbe potuto farla esplodere, come se fosse davvero un palloncino, o, per l’appunto, uno di quei meravigliosi Super Tele dalle traiettorie allucinate ed imprevedibili che hanno riempito tutte le infanzie generiche. Lui pensava che se fosse caduta a terra da una altezza sufficiente avrebbe rimbalzato, come una di quelle palline rimbalzine che si trovavano nei distributori automatici in giro fino a qualche decennio fa. Avrebbe dovuto lasciarsi cadere da un quinto piano per poter testare questa meraviglia. Peccato che sarebbe morta, dettagli. Nessun medico riusciva a spiegare una trasformazione tanto assurda: non pesava di più, era solo un ricettacolo di aria, una bolla umana, un palloncino di carne.
«Io non pshono fmica lafh tipa nche sfi stienee tutto denthroo per threee anii…e poii efplode…»
Bang.

Arianna ha detto...

Grazie per gli uffiziali ringraziamenti via net.


Il signor g. deve presenziare alla mia tavola dopo il commento AFTERHOURA.

Anzi a quando una cena al peperoncino?



La bacio dai miei postriboli segretaristico-camerieristici di giugno, il mese più bello dell'anno!!!!



Domani birra!!!!



Ti bacio, e si parla di occhiali, porno, obv!!!!



Your adoratng tinullaz


ps:miami

Gert_dal_pozzo ha detto...

Mi hai fatto venire in mente "come dio comanda" di ammaniti con il clown triste.

Se non fosse una parola che non so bene come usare e se non mi facesse schifo usarla, direi "adorabile" :)

Domani alle 18 aperitivo compleanno Simone g.

Ciao Tinulla, lo so che ti avevo detto che avrei cercato di venire, ma venerdì sono tornato da milano alle 20.30 senza avere dormito un cazzo e non ero proprio ripigliato da mettermi in autostrada, sabato ero senza macchina e senza passaggio.

Perdonami plz.

Arianna ha detto...

perdono tutto adunocomete.stadi fattoc heson di nuovo senza avvocato.
Fà impressionecome sipuò ottenereciò che si desiderò in una veritiera notteinsonne solitaria sudata e boh.


zoozzzo.miriguarada.



di nuovosoli.ulteriori pidocchipostribolicion the head.

amarcord a luci rosse.blink spleng
ho quasi vogliadi cena



ti bacio col fantasma delle quattro