lunedì, giugno 18, 2007

Finding Myself (repeatedly)


Il mio senso morale scalpita e scopro di essere come non pensavo, o forse, di essere come non volevo pensare di essere e come infondo sapevo di essere...

Forse...ma comunque non è così semplice, la trappola del buono-cattivo, sinistra-destra, e altre dicotomie totalizzanti del genere è perennemente in agguato.

Non si può risolvere tutto in ero bianco (o rosso, o giallo, ecc.) e adesso sono nero, nel frattempo sono anche cresciuto, maturato (credo) se forse ho sempre voluto ignorare certe congenite tendenze, certi moti dell'animo a favore di altri, questo non vuol dire ne che, in effetti, ho "sempre saputo esattamente come sono fatto ed ho cercato di essere in uno specifico altro modo", vuol dire solo , come credo sia normale fino ad una certa età, seppure ovviamente a modo mio e nella mia misura, che ho sempre rifuggito una definizione di me stesso sufficientemente consapevole e attenta (anche qui, non certo per tutto: certi caratteri me li attribuisco da tempo con vigore).

Oltre a ciò è vero anche che chi sono, anche questo ovvio, non è qualcosa di statico: non imparo ad essere me stesso in senso stretto, ma in senso lato; non raggiungo qualcosa che c'è sempre stato e che ha sempre avuto una certa forma, ma cerco forse di avere una maggiore consapevolezza ed anche un minimo di controllo su ciò che divengo, pur nel suo fluire continuo.

Sono un pò spaesato, ma cerco di relativizzare il relativismo che era, paradossalmente diventato granitico nella sua informità, intransigente e rigido; di apprezzare le idee perchè sono idee che trovo apprezzabili e non per essere apprezzato a priori.

L'età adulta che incombe porta con se la sua sclerosi? Forse, forse no, infondo non credo che cercare un minimo di autodefinizione mi priverà di apertura e flessibilità mentale.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Vediamo: qui il buon Tuc potrà smontare a pezzetti microscopici ogni mia affermazione e distruggerla, ma tant'è. Come già dissi altre volte, una delle cose che più mi impressiona, vedendo i genitori miei e dei miei amici, sono, più che le esperienze di vita - ognuno ha le sue e non sceglie il periodo storico in cui nascere - sono le dimensioni, le spalle. Sono più grandi. Hanno le spalle più larghe: un dettaglio, una modificazione della forma corporea inevitabile con l'avanzare dell'età e l'avvicinarsi al pensionamento? No. Ho venticinque anni ormai e le spalle non mi si allargano più dalla pubertà. Le ho sempre piccole, ho le scapole alate, resteranno così a vita. Loro, no: loro hanno le spalle larghe, ce le hanno avute prima, ce le avranno per sempre. Con tutto quello che ne consegue, e l'allegoria fatevela da voi. In teoria dovremmo avere dei punti di riferimento in queste figure dalle spalle larghe, dalle panze sagge, dalle brizzolature incipienti: invece, no. Loro sembrano molto più certi di tutto, sembra che tutto non cambi mai, sembra che ci sia ancora una fede - politica, religiosa, laica - degna di questo nome; invece io - e forse, non solo io - quando vedo troppe certezze esibite, metto mano alla pistola. La nostra generazione: nessun punto di riferimento, e si naviga a vista. Non con la rotta tracciata da loro, che la vediamo inadeguata, una mappa che è carta straccia, non con quella di nessun altro. Mah: è forse questo il motivo, oltre all'inevitabile crescita con tutto quello che ne consegue - goodbye sogni, welcome cinismo - che ti porta ad essere in questa condizione caro Bru, e non preoccuparti, è bellissimo sguazzarci.

g.

Arianna ha detto...

Avere la verità in tasca -alias far credere, soprattutto a sè stessi di averla-è ben diverso dal sapere cosa si vuole, almeno finchè lo si è ottenuto.
In più questa storia delle spalle mi puzza. Non per forza devono fermarsi se la data di nascita è posteriore agli anni Cinquanta. Spesso crescono, e tutte insieme: come svegliarsi con le tette.
E se le scapole sono alate forse sono un germoglio, forse un memo per imparare a volare con una consapevolezza più grande.

Forse parlo così perchè i punti fermi nlla mia esistenza erano mascherati e fluttuanti in una fitta nebbia.
Forse perchè in attesa che crescessero ho usato e abusato delle mitiche "spalline" anni Ottanta. Poi dalla mia vita se ne sono andate, i Depeche Mode no.

Ad ogni modo mio tesoro siciliano sento rumore di unghie sui vetri.
Peraltro inutilmente.
Il passaggio all' età adulta è la distruzione dell' anello, una colazione da Tiffany nel migliore dei casi. Per qunto mi rigurda credo mi rifarò alla mia bisnonna, morta novantacinquenne, che oltre a sostenere che chi fà ciò che vuole campa di più, sperava di morire nel sonno.E io spero di svegliarmi con due spalle nuove ma con la tavolozza arcobaleno, che non si dica che non sono in grado di carpire sfumature e gestire la mia roda colòr.





Yor Amanda talent scout


ps:studio del personaggio in atto.
W quaglie e postriboli brulicanti.

E il naufragar m'è dolce in questo mare

Anonimo ha detto...

Oi, achei teu blog pelo google tá bem interessante gostei desse post. Quando der dá uma passada pelo meu blog, é sobre camisetas personalizadas, mostra passo a passo como criar uma camiseta personalizada bem maneira. Até mais.

Gert_dal_pozzo ha detto...

Con colpevolissimo ritardo vi ringrazio grandemente entrambi. Trovo punti di contatto con entrambi i discorsi fatti e, nonostante l'alone "tragico" che i miei post riflessivi tendono spesso ad avere, la cosa è al momento ampiamente sotto controllo.

Carissima amandorla, non vedo l'ora di vedere gli schizzi e i bozzetti!!!!

Anonimo ha detto...

bru, ti sei dimenticato di ringraziare rodrigo... e dire che vuole farti vedere come si crea una camiseta personalizada bem maneira.

rispettabilissimo g puntato, non è mai stato mio costume smontare affermazioni, tanto meno le tue. al contrario, provo sulla mia pelle quello che tu hai definito "navigare a vista"; eppure i miei genitori hanno cercato in tutti i modi di fornirmi una mappa dettagliata e tutti quegli aggeggini per tracciare la rotta (sai, quella specie di compasso, il goniometro... boh, non ci ho mai capito un cazzo).
Adesso ho capito che sono in acque tempestose, senza uno straccio di guida, che cerco il mio kraken... e sono solo.

un vero lupo di mare, cazzo! AHRRRRR!!!

Anonimo ha detto...

"Oh no!Un intero nichelino! Ballerà per ore!" cit.

Se avessi ancora un blog l'avrei messo lì; come unire William Burroughs, un ascensore, Magdi Allam, una gang bang con un centinaio di uomini, un migliaio di migali messicane, la seconda guerra mondiale.

Me vs the Magdi Allam International Conspiracy

Non ride mai: Io rido troppo. Siamo in questo ascensore con le porte di metallo, opache, rigate dai soliti annoiati passeggeri di ascensori. Allora siamo io, e Magdi Allam. Il vicedirettore ad personam del Corriere. Non ride mai. E’ uno che sapevo viveva sotto scorta, che aveva a che fare ogni giorno con spostamenti monitorati al centimetro, che era perennemente in pericolo di vita, che rischiava gli facessero saltare la macchina ogni mattina. Nulla, eccolo qui, che non ride, è il vicedirettore, che non è sotto scorta. Io lo scruto. Ha un odore che mi fa venire in mente un misto tra le overdose estive di Axe Marine, in quell’età in cui non sai ancora che troppo profumo ma male, e tua madre dice che ti verranno dietro anche i cani, e una palestra di bambini delle scuole elementari. Con quell’odore di tute fruit of the loom monocrome, oggi sparite dal mercato. In un uomo di oltre cinquant’anni, sono cose che fanno un certo effetto. Allora saliamo in ascensore. Io, e Magdi Allam. Sapevo poco di questo personaggio, ma sapevo che era uno che si inventava notizie, capace di briefing telepatici con agenti posizionati a latitudini impensabili, era un dritto, era uno che sapeva come fare a materializzare la rete; e a mantenerla in tensione per i suoi scopi. Scopi che conoscevo perfettamente, e che si scontravano contro la realtà del piano psichico che ero stato incaricato di portare a termine dal mio direttore. Smaterializzare alcuni neuroni del soggetto, proprio quelli utilizzati per la comunicazione telepatica: quasi una missione suicida, lo ammetto, ma non c’era scelta. D’altronde si trattava di una questione di vita o di morte, e in certi casi, c’è poco da scherzare, o te, o me amico, niente di personale. Alcuni corrispondenti dal sud Italia e dall’Africa sahariana erano ridotti in condizioni patetiche a causa dell’intervento psichico di Allam, come vermi bavosi, si voltavano nel letto, senza nessuna possibilità di ripresa, stato comatoso che sarebbe proseguito fino alla morte. Conoscevo il mio nemico più di quanto lui conoscesse me. Si trattava di una complessa partita a scacchi, in cui il vincitore avrebbe ribaltato il tavolo da gioco, e poi rien ne va plus, tutti a casa, neuroni frantumati, sinapsi interrotte, bourbon per tutti.
Magdi Allam ha la fronte sudaticcia di chi sta tentando una connessione con un agente, è il momento in cui schiaccio il tasto del nono piano:
«Bella giornata per una gang bang con un centinaio di uomini eh?»
malgrado percepisca l’irrealtà della stuazione è il momento di aggredire, con tutti problemi che ne conseguono. Era un trucco che conoscevo come le mie tasche; materializzazione autoadempiente, al suono delle parole “centinaia di uomini” il corpo di Magdi Allam era già imprigionato in una glassa di sperma semisolido e caldo. Emette grida disumane, come un maiale che sa di essere macellato, devo fare attenzione, potrebbe contagiarmi con il morbo dell’invisibilità, una sindrome al momento incurabile. Tocca a lui muovere, non c’è bisogno, lui sa, è abituato quanto me, che non lo sono affatto, a questo genere di situazioni:
«Brachiopelma!»
mormora una sporca demi voleè che non mi sarei mai aspettato da un agente egiziano, anche se cresciuto in Italia. Ai bordi dell’ascensore picchiettano migliaia di zampe. Sono come dita. Un numero imprecisato di tarantole messicane fa a gara per entrare nell’ascensore. Scorgo zampe pelose neroarancioni, cheliceri che colano veleno, Allam è in un bagno di sborra colante. Come in tutte le battaglie psichiche il problema principale è nel gestire la distruzione sistematica dell’immaginario altrui, non un problema da poco, l’attacco è una misura secondaria; sapevo come organizzarmi per risolverlo. - Trik, trik, trik - una testa di ponte, una migale particolarmente agguerrita, riesce a entrare nella cabina dell’ascensore. Sarà larga circa quindici centimetri. La schiaccio con rabbia, ma ha aperto la strada a migliaia di sorelle. Servo un ace spiazzante «Ucronia!» ci troviamo in mezzo a un campo di battaglia della seconda guerra mondiale, i proiettili schizzano conficcandosi nel fango, forse Dunkerque? Berlino? Stalingrado? Oppure Mers el Kebir, o ancora, Giordania…la sborra su Allam è sparita, le migali pure, le granate esplodono, scende una pioggerellina fine, l’odore della polvere da sparo e dei cadaveri bruciati, forse, Okinawa…Magdi Allam ha un attimo di smarrimento, non si aspettava un’ucronia, nel bel mezzo della battaglia. Sento un tocco che sembra un bussare su una porta. Allam crolla mentre il cervello gli schizza fuori dalla fronte. Colpito da un proiettile di passaggio.
E’ sempre bello far fare il lavoro sporco a qualcun altro.

Ciao a tutti

g.

Anonimo ha detto...

geniale.