mercoledì, maggio 07, 2008

Chiudono gli occhi e serrano i pugni


Quello che segue non pretende di essere un pensiero originale, è solo un pensiero nella forma in cui mi è venuto nel momento stesso in cui mi è venuto.

I fatti di cronaca più recenti sono piuttosto preoccupanti.

Un ragazzo morto a Verona, pestato a sangue da un gruppo di fighettini annoiati con un futilissimo pretesto (tanto futile che forse potevano pure risparmiarsi la pena di cercarne uno).

Una rivolta di piazza che ha coinvolto centinaia di persona a Torino contro vigili che cercavano di multare un automobilista che con la sua auto bloccava il passaggio di un tram.

Il numero crescente di atti di bullismo sempre più crudeli con immancabile filmato su YouTube.

Gente, e non gente a caso, il nuovo Presidente della camera, che si mette a fare improbabili classifiche degli atti efferati, buttando beceramente in politica qualcosa che dalla politica doveva essere semplicemente condannato e stigmatizzato.

Tutto torna...l'allarme sicurezza pompato ai massimi livelli, con il rinforzo della crisi economica, porta all'egoismo, al caproespiatorismo, all'annullamento di ogni senso dello stato, della legalità, la perdita di valore della vita umana: non è il rispetto della legge che si chiede, ma l'intransigenza e la violenza spiccia contro le incarnazioni più visibili e più "facili" dei nostri guai e delle nostre afflizioni. Non importa nulla a nessuno che in Italia la legge sia stata sempre un optional, soprattutto per alcuni, importa soltanto che questo resti un privilegio "esclusivamente italiano".

L'anomia galoppa. Prelude forse ad un cambiamento, è una crisalide. Cosa ne uscirà? Temo qualcosa di deforme.

Ribadisco, riporto solo alcune sensazioni, non voglio certo fare un'analisi sociologica. So anche che alcuni di questi fenomeni sono probabilmente amplificati dalla TV, ma anche solo questo, in una prospettiva ermeneutica ha un suo senso: il problema insicurezza sarebbe solo un leggero spauracchio senza l'essenziale supporto televisivo. Paura, violenza, verso un parossismo che si autoalimenta.

Comunque, basta sproloqui, sono solo un pò preoccupato.

Graditissimi commenti (Aspetto soprattutto quelli di g. a punire la mia superficialità ed il mio bigottismo :) )

4 commenti:

Anonimo ha detto...

spero tu abbia visto annozero stasera... sembrava una puntata costruita su questo post. non sapevo che fossi già così influente, dottore :)

Gert_dal_pozzo ha detto...

:)

Si...l'ho visto, ed ha prodotto più domande (e inquietudine) che risposte.

Hans Fischer ha detto...

E io complice una vita di merda, arrivo in ritardo di solo una settimana...

Ogni giorno devo mettermi una maschera per non scrivere quello che penso. Ma quello che penserebbe l'uomo della strada con la quinta elementare, piuttosto che l'utente medio di un blog, piuttosto che il lettore di un maschile pieno di donnine nude, che ci piaccion tanto tanto, almeno a me. Ma è normale: mi pagano per farlo. Qui grazie al cielo posso dirti quello che penso: pestaggio di Verona. Luca Telese personalmente ha tutto il mio disprezzo, ma ha scritto un libro, intitolato "Cuori Neri" - che Valerio Marchi ha peraltro stroncato su Carmilla ai tempi - che racconta dei morti di destra negli anni di piombo. Ora: i cinque disgraziati di Verona, tutt'altro che gentiluomini, tutt'altro che uomini, anche, che cosa ci raccontano dell'Italia di oggi, che il piombo non sa più cos'è, purtroppo? Nulla. Sono cinque decerebrati, che solo perchè hanno ammazzato un italiano, e avevano le case zeppe di parafernalia e paccottiglia simildestrorsa, hanno assurto al ruolo di emblema del degrado morale di una nazione. Tapini: quanto siete lontani dalla realtà. E giù le copertine ridicole di Liberazione, del Manifesto, de L'Unità, giù coi fluviali microfoni aperti di RadioPopolare, condotti e partecipati da un'umanità che non ha nulla di umano, sono solo involucri. Peggio che in un romanzo di Burroughs. La gente si ammazzava, si ammazza, e si ammazzerà in futuro: è una delle poche caratteristiche dell'essere umano che mi piacciono.

La rivolta in piazza di Torino. A me ha fatto venire in mente il sincero sentimento di ammirazione che provo per i napoletani, sotto certi versi eh, per carità. Per il loro modo di ignorare qualunque, o molte delle regole del vivere civile. Ricordo mia madre, che voleva timbrare un biglietto in autobus. La macchina obliteratrice era rotta. Lo disse al conducente. Lui le rise in faccia. I vigili lnon sono nostri amici. Sono microembemi di un controllo sociale che ignoriamo essere sempre più schifosamente stretto. E ben venga la rivolta, anche se ignorante, selvaggia, stupida. Abbiano paura anche loro ogni tanto. Paghino anche loro ogni tanto. Le prendano anche loro ogni tanto.

Alle elementari ero preso di mira costantemente da miserabili che ora fanno gli imbianchini o affogano le loro esistenze nella cocaina o tatuandosi la Madonna sul petto. Mi ricordo uno di loro in particolare, cui sinceramente auguro la morte. Se avesse avuto un cellulare di certo avrebbe ripreso le sue bravate. E' la stessa, tritissima questione dell'albero che cade senza che nessuno lo veda e della mano che applaude da sola. Hai presente? Le elementari dei nostri tempi erano un inferno, ma non mediatizzato. Un inferno privato. C'est la vie.

Io non credo sia tanto una questione di anomia. Credo che in molti, forse i più sensibili tra noi, si stiano davvero accorgendo di non avere nulla più da dire a chi credevano peggiore di noi. Perchè siamo uguali a loro, e se non lo siamo, lo diventeremo. O forse avremo già avuto il coraggio di tagliare il filo prima che sia troppo tardi.

Ciao

g.

Anonimo ha detto...

Il tema non è proprio lo stesso ma forse aiuta a capire, mi sono sembrate parole purtroppo molto sensate.

"La trasformazione delle migrazioni in uno dei nemici della "postmodernità" appare un fatto ormai consolidato e ricorda la definizione del nemico "di classe" interno ed esterno non tanto come effettiva minaccia di sovvertimento del potere, quanto come una sorta di cavia su cui si sperimenta il peggio del dominio liberista (che prima o poi colpisce anche parte degli autoctoni). Segnata dall'Unsichereit (Bauman, 1999), la società è sollecitata a vedere nelle migrazioni una minaccia ai privilegi incerti della cittadinanza nei paesi ricchi: il migrante diventa indispensabile alla guerra fra poveri e quindi alla mistificata coesione politica di tali paesi (Dal Lago, 1999). La polizia delle migrazioni diventa pratica di difesa della cittadinanza: l'esercizio del dominio e i benefici che ne derivano sono condivisi dalla maggioranza dei cittadini dei paesi ricchi. E' proprio l'attività di polizia - esercitata sia dagli appositi apparati dello stato e degli enti locali sia dai cittadini - a stabilire la frontiera, a tratti violenta, rispetto ai non-cittadini. Una frontiera che si inquadra nella cornice della "fortezza Europa", inaccessibile ai non-cittadini delle società subalterne, costretti a rischiare la vita quando tentano di entrarvi. La definizione delle regole e le varie pratiche per farle rispettare (in ogni sfera della vita economica e sociale) sono modulate e forgiate su scala locale in "spontanea" sintonia con il livello sopranazionale perché all'interno della stessa cornice, quella del nuovo potere neoliberale. Un potere "stupido e al tempo stesso capace di dare la morte". Il trattamento di chi non rispetta le scelte dei dominanti (per esempio chi protesta contro il G8...) diventa identico a quello riservato abitualmente agli immigrati "devianti" o persino ai terroristi (si può fare un parallelo fra le torture inflitte ai manifestanti di Genova, ai prigionieri di Guantànamo e di Abou Ghraib, ai detenuti in alcuni CPT, nelle celle delle polizie locali e nelle carceri).
Inevitabilmente, coloro che vivono nell'angoscia di subire violenza sono sempre le persone più svantaggiate, a volte vittime di vili uccisioni (si pensi ai barboni, agli zingari o agli immigrati uccisi da naziskin e non solo!). L'assassinio di una donna a opera di un folle (un rom identificato dai media come rumeno) diventa il comportamento che anche il sindaco di Roma - eletto di recente leader dei democratici - teme sia comune ad almeno duecentomila rumeni, di cui chiede quindi l'espulsione (novembre 2007). E' assai rivelatore che né la stampa né le televisioni abbiano proposto di leggere l'uccisione della donna come un caso di orribile follia assassina e che nessuno la abbia accostato a un episodio analogo avvenuto due giorni dopo a Guidonia. Anzi, il secondo è quasi subito scomparso dalle cronache, sebbene abbia provocato due morti e dodici feriti... ma l'assassino era un italiano ex militare. Si potrebbe quindi dire che solo i nazionali hanno diritto alla follia, alla devianza e alla criminalità (come, del resto, è mostrato dai numerosi fatti di cronaca in cui i "colletti bianchi", anche quando incriminati, non subiscono eccessive conseguenze e, talvolta, continuano a occupare posti di potere)."

Salvatore Palidda, Mobilità umane. Introduzione alla sociologia delle migrazioni